Tra le basi permanenti ubicate lungo la costa del Grande Antartide, tre sorgono quasi esattamente al Circolo Polare: procedendo da ovest, sono la stazione russa di Mirny (per cui si veda www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8418 e www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8756), quella australiana di Casey (Terra di Wilkes) e quella francese di Dumont d’Urville (Terra Adelia).
L’equivalenza latitudinale e di quota, nonché una sufficiente estensione temporale dell’archivio meteorologico, consentono un confronto che può dare indicazioni circa le tendenze climatiche della linea costiera orientale. L’analisi è basata sulle serie del Mas che, come precisa in una sua comunicazione Gareth Marshall, climatologo del British Antarctic survey, calcola le medie giornaliere sulla scorta dei rilevamenti delle quattro ore sinottiche: il che comporta degli scostamenti rispetto ai metodi di altri istituti di ricerca, che qui però non verranno considerati, se non per integrare dati mancanti.
Riguardo la base di Casey, occorre dire che essa fu aperta dagli americani, con l’operazione “Deepfreeze II”, il 29 gennaio 1957 sotto il nome di Wilkes (66°15′ latitudine sud, 12 metri di quota); il 4 febbraio 1959 la stazione passò agli australiani che, il 19 febbraio 1969, ne realizzarono una nuova (66°17′ latitudine sud, 12 metri di quota); anche questa però fu demolita (nel 1992-’93) e, dal 20 dicembre 1988, sostituita dall’attuale (66°17′ latitudine sud, 40 metri di quota). I dati, quindi, sono stati sottoposti a un lavoro di validazione da parte del British Antarctic survey.
Tuttavia, per estendere il confronto con Mirny e Dumont d’Urville, i mesi di gennaio e febbraio 1957, mancanti nella serie del Mas, sono stati interpolati con le medie del trentennio 1958-’87 (gennaio 0,1 °C; febbraio -2,3 °C): un procedimento certo discutibile ma, tenendo conto che i due mesi presentano le minori deviazioni standard di Casey (gennaio 0,9 °C; febbraio 1,0 °C), sui 108 mesi del periodo 1957-’65 il loro inserimento, per quanto empirico, può determinare solo lievi scostamenti dalla realtà di fatto.
Per Dumont d’Urville (66°40′ latitudine sud, 43 metri di quota) invece, i dati di agosto e ottobre 2003, assenti nella serie del Mas, sono stati integrati con quelli dell’Acd (totale delle rilevazioni in catalogo: agosto 87%; ottobre 92%), che fa comunque capo allo stesso British Antarctic survey.
La scomposizione per decenni delle temperature medie annue dà i seguenti risultati (seconda colonna Casey, terza colonna Dumont d’Urville):
1956-'65 -11,61 °C -9,69 °C -11,04 °C
1966-'75 -11,06 °C -9,30 °C -10,66 °C
1976-'85 -11,29 °C -8,81 °C -10,35 °C
1986-'95 -11,34 °C -9,15 °C -10,70 °C
1996-'03 -11,20 °C -9,37 °C -11,06 °C
In prima battuta si può notare la sincronicità di tendenza delle due stazioni più orientali: le fasi di discesa e risalita coincidono e l’entità degli scostamenti presenta analogie, come si ricava dalla successiva tabella, che mette a confronto i delta fra decenni:
'65-'75 +0,55 °C +0,39 °C +0,38 °C
'75-'85 -0,23 °C +0,49 °C +0,31 °C
'85-'95 -0,05 °C -0,34 °C -0,35 °C
'95-'03 +0,14 °C -0,22 °C -0,36 °C
L’ipotesi che la lettura suggerisce, sarebbe quella d’una tendenza che si propaga da ovest a est (Mirny anticipa il trend di un decennio, il riscaldamento del 1976-’85 è più evidente a Casey e sta raggiungendo Dumont d’Urville, il raffreddamento del 1996-2003 rallenta a Casey ma è ancora marcato a Dumont d’Urville): una congettura suggestiva, che però i dati a disposizione non permettono di dimostrare. In verità, le tre basi hanno variabilità interannuali diverse, tant’è che la deviazione standard della temperatura media annua presenta spiccate differenze:
Mirny 0,8 °C
Casey 0,9 °C
Dumont d’Urville 0,6 °C
Sotto questo profilo, andrebbe messa in questione la travagliata storia dell’archivio climatico di Casey, su cui l’intreccio di diverse modalità di misura e i cambi di ubicazione (per quanto accurata sia stata la resa omogenea dei dati) possono avere avuto qualche riflesso. Non va nemmeno dimenticato che la prima media di Casey è, per forza di cose, calcolata su nove anni (1957-’65), quindi non risulta uniforme rispetto a quelle di Mirny e di Dumont d’Urville.
Esaminando, invece, i singoli andamenti delle stazioni, balza all’occhio il minimo di Dumont d’Urville raggiunto nell’ultimo periodo di osservazioni; ciò mette in evidenza come la fase di risalita delle temperature medie, che ha caratterizzato anche Mirny (1966-’75) e Casey (1976-’85), abbia subito un’inversione di tendenza: fatto, questo, che non si accorda coi modelli di previsione del riscaldamento globale, che proprio ai poli presuppongono una più accentuata tendenza verso l’alto. Non solo, ma l’andamento di questo mezzo secolo (che, come minimo, può essere definito termicamente stabile) dovrebbe far riflettere circa lo sconsiderato allarmismo sull’incremento del distacco di iceberg che si starebbe verificando in Antartide: una teoria che i dati della costa orientale non suffragano.
Abbreviazioni e referenze:
Mas: https://www.nerc-bas.ac.uk/icd/gjma/
Acd: https://www.antarctica.ac.uk/met/READER/