Il clima della Penisola Antartica è complicato dall’ingerenza marittima, la cui copertura glaciale ha una diretta influenza sull’andamento termico della fascia costiera. In questa regione, una delle più studiate dal punto di vista dei cambiamenti climatici intervenuti in Antartide, sono attive o hanno operato numerose basi permanenti. Gli archivi più importanti fanno capo alle seguenti:
Esperanza (Hope Bay): 63°24′ lat. S; 56°59′ long. O; quota 13 metri
Vicecomodoro Marambio: 64°14′ lat. S; 56°43′ long. O; quota 198 metri
General Bernardo O’Higgins: 63°19′ lat. S; 57°54′ long. O; quota 10 metri
Academician Vernadsky (Faraday): 65°15′ lat. S; 64°16′ long. O; quota 11 metri
Port Lockroy: 64°49′ lat. S; 63°30′ long. O
La continuità dei rilevamenti in più d’un caso fa difetto, il che pone un problema di metodo circa le difficoltà di un’estrapolazione che sia di qualche fondamento. Per quanto opinabili nei risultati, ma non al punto da pregiudicare un confronto storico esteso sui decenni, tali tentativi non sono peraltro fini a se stessi, poiché mettono subito in mostra quale sia il problema climatico della Penisola Antartica, ovvero l’accentuata differenza termica fra costa occidentale e orientale.
La base argentina Esperanza, nella Trinity Peninsula, possiede un archivio che rimonta al 1945, ma è frammentario sino al 1953 e pertanto può essere utilizzato solo da quella data. Sono però assenti pure alcuni mesi del 1979, il che impone una ricostruzione. Si è tenuto conto sia della base cilena General Bernardo O’Higgins, ubicata a circa 30 chilometri di distanza, che dell’altra base argentina Vicecomodoro Marambio, separata da un braccio di mare di circa 80 chilometri. Il periodo di confronto omogeneo riguarda le temperature medie annue 1971-’78, e gli scarti rispetto a Esperanza sono riportati tra parentesi:
Esperanza (Hope Bay) -5,67 °C
Vicecomodoro Marambio -9,36 °C (-3,69 °C)
General Bernardo O’Higgins -4,01 °C (+1,66 °C)
Si è quindi proceduto al confronto delle medie complessive di marzo e maggio – settembre 1979, disponibili per tutt’e tre le basi:
Esperanza (Hope Bay) -6,63 °C
Vicecomodoro Marambio -11,10 °C (-4,47 °C)
General Bernardo O’Higgins -5,43 °C (+1,20 °C)
La media della base General Bernardo O’Higgins appare più in linea con gli scarti precedenti rispetto a quella di Vicecomodoro Marambio; tra i mesi mancanti inoltre, dicembre – febbraio sono quelli che, nella Penisola Antartica, presentano la deviazione standard meno accentuata. Alla temperatura media annua 1979 della base cilena pertanto, è stata applicato lo scarto di -1,4 °C, che media tra i due valori raggiunti, col seguente risultato:
General Bernardo O’Higgins -3,3 °C
Esperanza -4,7 °C
Il problema dell’archivio di Academician Vernadsky, nell’Arcipelago di Palmer, è invece più complesso. Si estende fino al 1944 grazie a un lavoro di integrazione e ricalcolo dei dati della preesistente base inglese di Port Lockroy (Jones, p. 24). Mancano tuttavia le temperature medie di gennaio e febbraio 1944, il cui tentativo di ricostruzione presenta margini di incertezza anche perché va calcolato sul bimestre dell’Isola Deception, distante circa 240 chilometri (Jones, p. 25). Si è comunque considerato l’intervallo del bimestre 1945-’50, che appare il più omogeneo (manca però il 1946, di cui pertanto non si è tenuto conto nemmeno per Port Lockroy):
Deception Island 1,36 °C
Port Lockroy 0,06 °C
Si è dunque proceduto ad abbassare di 1,3 °C la media del bimestre gennaio – febbraio 1944 dell’Isola Deception, ottenendo un valore di -1,1 °C per Port Lockroy, che è stato inserito nell’andamento marzo – dicembre 1944, arrivando a una temperatura media annua di -5,3 °C.
Tornando agli aspetti squisitamente climatici, si considerino le temperature medie annue come ricavate dalla British Antarctic Survey (MB: Mare di Bellingshausen; MW: Mare di Weddell):
General Bernardo O’Higgins -4,0 °C MB (Jones, p. 33)
Academician Vernadsky -3,9 °C MB
Esperanza -5,3 °C MW
Vicecomodoro Marambio -8,5 °C MW
Lungo la costa orientale, influenzata dalle fredde acque del Mare di Weddell, 50′ di latitudine comportano uno scarto di -3,2 °C: il che corrisponde a circa 3,8 °C per grado di latitudine; nella costa occidentale invece, 2° di latitudine non danno luogo a differenze apprezzabili. D’altro canto, i risultati delle curve tautocrone a 10 metri di profondità evidenziano come, a parità di latitudine, il versante est sia più freddo di circa 7 °C rispetto all’ovest (King, pp. 83-84).
Questo fatto è spiegato con la diversa estensione stagionale del pack, che nel Mare di Bellinghsausen mostra una considerevole variabilità interannuale e, d’estate, lascia libere le coste più settentrionali, facilmente accessibili anche alle imbarcazioni (Schwerdtfeger, p. 320). Ma il versante occidentale della Penisola Antartica è soggetto a una serie di variabili che agiscono nel campo termico. Il rafforzamento dell’attività ciclonica genera intense correnti settentrionali, che limitano l’espansione dell’area marina glacializzata o ne riducono la superficie (Jacobs, p. 697). Anche le temperature medie invernali sono fortemente correlate alle avvezioni da nord, a loro volta responsabili di un aumento della nuvolosità; e nel gioco di radiazione solare incidente e riflessa, la copertura del cielo determina un bilancio positivo, permettendo un accumulo di calore nei bassi strati (King, p. 349). Lungo la costa orientale della Penisola Antartica invece, prevalgono correnti da est o da sud est, che vi giungono dopo aver attraversato il pack del Mare di Weddell e sono arginate dalla cresta montuosa che fa da spartiacque fra i due versanti (Schwerdtfeger, p. 321).
Bibliografia:
S.S. Jacobs, J.C. Comiso, Climate Variability in the Amundsen and Bellinghsausen Seas, in «Journal of Climate», vol. 10, n. 4 (1997), pp. 697-709.
P.D. Jones, P.A. Reid, A databank of Antarctic surface temperature and pressure data, Norwich, 1999.
J.C. King, J. Turner, Antarctic Meteorology and Climatology, Cambridge, 1997.
W. Schwerdtfeger, The Climate of the Antarctic, in S. Orvig (a cura di), Climates of the Polar Regions (World Survey of Climatology), Amsterdam, 1970, vol. 14, pp. 253-355.
Sulla curva tautocronaca vedi:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10338