Mercoledì 2 febbraio 2005: ore 7.00, l’alba a Roma è stupenda, il cielo è terso ed il sole sorge da dietro i Castelli Romani col sorriso sulle labbra, la temperatura a Roma periferia tocca i -4 °C ma…guardando bene i profili montuosi che si delineano ad est della Capitale si nota una sfrangiatura nuvolosa che travalica e scompare dalle cime più alte. Agli occhi di chi ne mastica qualcosa un movimento tale dice molte cose.
Sono sull’autostrada A24 Roma – Aquila e quando arrivo al casello di Lunghezza nel prendere lo scontrino autostradale un cartello attaccato alla colonnina recita: NEVE! Una mano pietosa sotto a scritto a penna:..e pure tanta!!! Bene, come buongiorno non c’è male. Il viaggio scorre monotono fino all’uscita per Campo Imperatore. A farmi compagnia le note dei Pink Floyd, Genesis, BMS, Le Orme…insomma tutta roba da poveri vecchietti!! Da Campo Imperatore in poi l’aria cambia e il paesaggio si fa più interessante. Ho superato l’uscita per L’Aquila e mi sto dirigendo verso la galleria del Gran Sasso ma gli ultimi 5 chilometri li faccio tra folate impetuose di vento che spolverano la neve in superficie ed una visibilità ridotta a poche decine di metri. Imbocco la galleria mezzo spaventato non tanto per questi ultimi chilometri quanto per quello che presumo possa esserci dall’altra parte. Ma all’uscita sul lato teramano un flebile raggio di sole mi saluta e mi fa accomodare in un paesaggio che la mente riporta a 4-5 giorni prima. Vedendo quanta ce n’è rimasta m’immagino cosa poteva esserci lì in quei giorni e se da una parte mi spaventa l’idea, la zona oscura del pensiero si pente di non essere stato lì presente in quei momenti che definirei apocalittici e capisco allora quanta ne possa aver fatta. Vorrei uscire dall’autostrada a S.Gabriele per andare a visitare le zone ma l’idea che possa esserci la dama bianca in riva al mare ad aspettarmi abbatte tutte le mie indecisioni e punto direttamente per Giulianova. Il paesaggio fiabesco continua mentre attraverso le piccole frazioni che mi separano dal mare.
E verso le 10 e 30 arrivo in quel di Giulianova. A dir la verità in spiaggia non c’è granché ma quello che trovo non lascia scampo a dubbi. Ai bordi della statale litoranea la neve accumulata dai mezzi di soccorso nei giorni scorsi supera in alcuni tratti i 70 cm. Svicolo a sx e prendo una stradina che porta direttamente al mare. Cammino in riva al mare che è ancora un po’ arrabbiato e mi siedo su un pattino a fantasticare quei luoghi in preda alla dolce violenza della Dama Bianca. All’orizzonte una linea d’instabilità sta puntando verso Pescara con rovesci nevosi sul mare: è uno spettacolo imperdibile! Sono le 11 e 20 e decido quindi di dirigermi verso Pescara lasciando il cuore su quelle barche capovolte, su quelle palme imbiancate, su quei cartelloni pubblicitari tipo “Da Rino l’oasi dell’estate”. Viaggio verso quell’orizzonte screziato anelando il dolce incontro. Roseto, Pineto, MonteSilvano, tutti a far conti con cm e cm di neve. Mi fermo in un bar a prendermi qualcosa di caldo e nel parlare con la signorina alla cassa vengo a sapere che sull’autostrada che da Pescara porta a Roma nevica fino a Cocullo e forse anche a Piscina. Ringrazio e saluto puntando la prua nuovamente verso Roma. All’imbocco della Pescara – Roma sembra tutto tranquillo: nevischia a tratti e con poca voglia ma a pochi chilometri dall’uscita di Chieti comincia la sinfonia bianca. Dapprima mista leggermente a pioggia poi è un continuo anche se i fiocchi sono piccoli e non attecchiscono sulla carreggiata autostradale salata peggio del Mar Nero.
A Sulmona il “Festival del Fiocco Volante” ha il suo apice con la visibilità che non supera i 50 metri e con una precipitazione continua. Ogni tanto il cielo si apre, un raggio di sole filtra e lascia intravedere paesaggi che solitamente ho visto nei presepi. La precipitazione si interrompe alle porte di Piscina per lasciare spazio a visioni fiabesche. Ho terminato il mio terzo rullo fotografico e sicuramente qualche cosa sarà uscito fuori. Mi fermo in una piazzola d’emergenza, riguardo alle mie spalle e cerco m’immaginarmi ciò che è stato. Ripenso con nostalgia al Burian di fine dicembre 96 ma credo che un paragone sia difficile farlo. Sono stati due eventi che sicuramente hanno scritto pagine di storia meteorologica per questi luoghi e che verranno ricordati nel tempo. Sto rimontando in macchina, sono le 14 e 30 circa e in quel momento squilla il cellulare:
“Numero privato…mah, chi sarà?..Pronto, chi sei?”
“A disgraziato de periferia, cottone de borgata, te la sei squaiata senza chiamamme, ando stai? Sulla neve vero?”
Il tono è da disperato mod. Rambo 1 e non ci vuole molto a capire chi è!
“Ciao Alvaro, no! non sto sulla neve, oggi è una giornata bellissima….casomai sto SOTTO la neve…”.
La risposta ve la lascio immaginare perché tanto non la trovereste in nessun dizionario di lingua italiana. L’enfasi del momento riporta a galla la vecchia e cronica tosse da fumatore e ci manca poco che non si strozza.
“Maledetto, ma che me vuoi sulla coscienza? Nun me poi risponne così che me fai venì l’infarto….”
La linea cade improvvisamente per un motivo che al momento mi sfugge. Menomale perché non voglio altre rotture per il momento e voglio solo godermi lo spettacolo!!!
Ah! Ecco perché è caduta la linea, ho il cellulare scarico. Sono solo e isolato dal mondo Ma in questo caso aveva ragione Robert Wise: Lassù qualcuno mi ama!