Come anticipato dal mio collega Giovanni Staiano, la prima neve è venuta su Hokkaido in Giappone. L’inverno bussa alle porte anche nelle coste orientali dell’Asia.
Nel settore centro settentrionale del Continente asiatico, quel vasto spazio ti terre emerse dell’Emisfero Boreale, la diminuzione della durata delle ore di luce, l’espandersi verso sud del buio invernale sono le concause di un progressivo e repentino raffreddamento.
Da queste parti la Terra tra le più note per il gelo è la Siberia, qui è già inverno da molto tempo, ed in questi giorni si sperimentano temperature sotto i -40°C.
Con tanto freddo, l’aria nei bassi strati appare aggravata di cristalli di ghiaccio che svolazzano trasportati dal vento, si depositano come brina su ogni cosa. Città, paesi, campagne e foreste appaiono congelate.
La vita rallenta i suoi ritmi, si adegua all’arrivo dell’inverno.
Gli abitanti delle gelide regioni siberiane vestono abiti che avvolgono tutto il corpo, spesso indossano pellicce, il freddo è micidiale anche perché non di rado si accompagna con forte vento.
Dal punto vista prettamente meteorologico, vediamo che su tutto il settore nord del Continente asiatico si è instaurata un’immensa cellula di Alta Pressione che in gergo viene chiamata anticiclone russo siberiano.
Il freddo ormai intensissimo appesantisce l’aria ed i barometri misurano valori più elevati del normale: si è formata l’alta pressione che giorno dopo giorno accrescerà il freddo, lo metterà verso i bassi strati dell’atmosfera.
I valori di pressione appena misurati non sono elevatissimi, a stento si toccano i 1040 hPa. Da queste parti, nei periodi di gran gelo, si possono misurare anche 1060 hPa ed oltre. Nel febbraio 1956 si toccarono i 1070 hPa in prossimità degli Urali.
La Siberia si avvia a vivere il gelidissimo inverno, e lo sguardo dei popoli europei iniziera ben presto a puntare lo sguardo verso la porta d’oriente, deposito dei freddi più intensi dell’Emisfero Nord.