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L’alluvione del 25 ottobre alle Cinqueterre, cause ed effetti (seconda parte)

di Giovanni Staiano
12 Nov 2011 - 09:46
in Senza categoria
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Il vecchio mulino, appena a monte del paese di Vernazza, prima e dopo l'alluvione. La stretta valle del rio Vernazzola è stata trasfigurata, diventando una ampia spianata. Foto di Giovanni Staiano.
alluvione del 25 ottobre alle cinqueterre cause ed effetti seconda parte 21818 1 2 - L'alluvione del 25 ottobre alle Cinqueterre, cause ed effetti (seconda parte)
Durante l’alluvione del 25 ottobre 2011, sia a Monterosso che a Vernazza le strade principali dei borghi sono state “riprese”, durante l’evento alluvionale, dai rispettivi torrenti “tombati”, ovvero coperti, che lungo quelle strade scorrevano fino a qualche decennio fa. Pur essendo stati notevoli i danni anche a Monterosso, con circa 2 metri di fango e detriti lasciati dall’onda di piena, a Vernazza l’effetto è stato assolutamente devastante.

La “bomba d’acqua” probabilmente da sola non spiega cosa è accaduto nella “perla” delle Cinqueterre. A monte del paese si stima che oltre 2 milioni di metri cubi di detriti abbiano coperto per circa 1,5 km la valle del rio Vernazzola. Il materiale è derivato da numerose grosse frane che si sono aperte lungo la strada, anche più a monte, trascinando a valle con violenza tutto quello che hanno trovato sulla propria strada. Un ruolo probabilmente decisivo lo ha avuto poi il collasso del parcheggio di Vernazzola, quello dove lasciavano le auto i non residenti, realizzato con il riempimento di una piccola valle laterale. Il collasso del parcheggio, oltre ai detriti, ha fatto scendere violentemente a valle anche decine di automobili.

La massa di acqua, detriti e automobili si è abbattuta con violenza sulla parte bassa della valle e sull’altro parcheggio, quello riservato ai residenti immediatamente prima dell’ingresso in paese, a sua volta investito da una frana. Alcuni video realizzati da turisti hanno mostrato come sono state inghiottite dalla corrente auto e furgoni in questo parcheggio, realizzato poche decine di metri prima del punto dove inizia il corso artificiale del Vernazzola, che si infila in galleria appena a monte della stazione ferroviaria di Vernazza.

La massa enorme di acqua, terra, sassi, auto, putrelle di ferro (appena a monte del tunnel vi erano anche alcuni ponti, travolti anch’essi dalla piena) e detriti vari ha così intasato l’imbocco della galleria di scolo. Già prima dell’intasamento del tunnel la piena era tale che l’acqua non riusciva più a defluire completamente nel corso artificiale e una prima onda di piena si è riversata in paese poco prima delle 15, con acqua e terra che hanno trasformato Via Roma in un torrente, che si divideva in due rami all’altezza del caratteristico passaggio presso la Gelateria Stalin, dove un pertugio nello sperone roccioso su cui sorge la parte est del paese permette l’entrata delle onde in paese nelle mareggiate più violente. Un ramo del torrente scendeva in mare da questo passaggio, il secondo deviava a destra su Via Visconti sboccando poi sulla caratteristica piazza Marconi, affacciata sul mare. Quando la galleria si è chiusa, intorno alle 15.30-15.45, i detriti si sono rapidamente accumulati a monte dell’imbocco fino a che la terra e i sassi sono arrivati al livello della strada, riversandosi insieme all’acqua con violenza inaudita su via Roma. La strada, vero cuore pulsante del paese con tutti i negozi e gran parte dei locali, si è riempita rapidamente di detriti fino ad una altezza di 3,5-4 metri, tanto che la luce del sottopasso ferroviario si è riempita completamente, le porte dei piani terra erano completamente coperte e la chiesetta di Santa Marta, che un terrificante video mostra travolta da impetuose ondate, è stata totalmente sepolta. Nel frattempo, da una valletta laterale a nordest della stazione, è scesa un’altra grossa frana, i cui detriti hanno invaso la sede ferroviaria, riuscendo a riempire per un’altezza di un paio di metri anche diverse centinaia di metri del tunnel dove corre il binario in direzione di Corniglia.

L’area immediatamente a monte dell’imbocco del tunnel artificiale del Vernazzola, si è riempita completamente di uno strato di 7-9 metri di detrito, come pure gli ultimi 7-800 metri della valle prima dell’ingresso in paese, dove l’accumulo di detrito è stato favorito dal calo della pendenza. In questa parte del corso del torrente, quella che era una valletta stretta e incassata è diventata una spianata larga 30-40 metri. Più a monte, invece, la maggiore velocità della corrente ha permesso un minore accumulo di detrito, ma vi è stato un vero e proprio “scorticamento” dei pendii laterali, con alcune case e capanni che sorgevano a mezza costa diversi metri sopra il livello del torrente rimasti grottescamente sospesi nel vuoto.

Vernazza ha pagato un tributo alto anche in termini di perdite umane. Tre persone, due uomini e una donna, sono state travolte dalla piena e per molti giorni sono state considerate disperse. I cadaveri di Sauro Picconcelli, 55 anni, titolare del Bazar (negozio di casalinghi e souvenir), e di Pino Giannoni, 70 anni, gelataio, sono stati ritrovati sulle spiagge della Costa Azzurra, trascinati dalle correnti, come anni fa accadde al corpo della contessa Francesca Vacca Agusta, precipitata in mare dalla sua villa a Portofino, e riconosciuti rispettivamente il 10 e l’11 novembre. La terza vittima, ufficialmente ancora disperso, è l’80enne Giuseppina Carro, si attende il test del DNA per verificare se è suo il terzo corpo ritrovato sulle coste francesi. Complessivamente l’alluvione ha causato 12 morti accertati, cui va aggiunta la donna dispersa.

Prima parte:
https://www.meteogiornale.it/notizia/21817-1-alluvione-del-25-ottobre-alle-cinqueterre-cause-ed-effetti-prima-parte

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