Qualcuno ricorderà che tempo fa presentammo il risultato di uno studio che metteva in evidenza tutta una serie di tipi di batteri presenti nell’atmosfera che, in determinate condizioni di umidità e temperatura, erano in grado di favorire il fenomeno della pioggia.
Lo studio che vi proponiamo oggi approfondisce l’argomento confermando ciò che era emerso con la precedente ricerca. Studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE ed eseguito da un gruppo di ricercatori dell’Università di Aarhus (Danimarca) secondo cui le nubi temporalesche contengono una varietà di vita microbica e sostanze chimiche.
Come è noto, le nubi temporalesche generano forti turbolenze, assorbendo nella loro genesi e sviluppo non soltanto enormi quantità di acqua ma anche elementi organici e inorganici della crosta terrestre.
Questi elementi possono rimanere abbastanza tempo all’interno della nube a seconda delle sue caratteristiche (intensità, velocità di sviluppo, area geografica in cui si forma, ecc). Logicamente le particelle più leggere sono quelle che restano di più all’interno delle nubi.
Per effettuare lo studio i ricercatori hanno analizzato i pezzi di grandine generati da svariati temporali, rilevando al loro interno varie specie di batteri (che abitualmente si trovano sulle piante), oltre a circa 3000 diversi composti organici presenti nel substrato terrestre.
La cosa sorprendente è che dopo un viaggio così estremo e mutevole (freddo, caldo, vento e cambiamenti nelle condizioni ambientali) all’interno delle nuvole temporalesche la vita batterica non si arresta. D’altra parte il trasporto di microrganismi nell’atmosfera quale conseguenza di sistemi temporaleschi non è una novità.