In questa fine di autunno si è assistito a un ritorno a condizioni meteorologiche frequentemente perturbate, con un episodio di freddo fuori stagione veramente notevole. Le correnti prevalenti sono state quelle occidentali, pilotate da grandi depressioni con minimo sulla Europa centrale o sulla Gran Bretagna.
Queste correnti occidentali hanno portato precipitazioni molto superiori alla media mensile, su svariate località della Sardegna, però tutte prevalentemente collocate nella parte occidentale dell’isola e in zone sopravvento alle correnti prevalenti. Nelle località sottovento alle correnti occidentali gli accumuli sono stati tutto sommato nella media mensile.
Vediamo alcuni dati sulla piovosità rilevata dal 24 novembre al 6 Dicembre in alcune delle principali località, compresa la rete Davis Sardegna. Le piogge di fine mese sono state maggiormente presenti sulle zone costiere esposte, mentre negli ultimi giorni sono state le zone interne esposte sempre ad occidente a rilevare le maggiori precipitazioni:
Accumuli al giorno 7 dicembre:
Ittiri 195 mm (fonte dati Roberto Biddau)
Iglesias 185.9 mm
Tonara 182.8 mm
Tempio 156.9 mm
Alghero 152.9 mm (stazione meteo A.M.)
Ozieri 152.3 mm
Sanluri 139.5 mm
Olbia 58.5 mm (stazione meteo A.M.)
Cagliari 58.3 mm (stazione meteo A.M.)
Capoterra 55 mm (fonte dati Andrea Murgia)
Ma perché questa distribuzione così disomogenea dei fenomeni nell’ultimo periodo?
La causa non và solamente ricercata nei classici fenomeni da foehn e da stau, che per quanto possano essere basse le nostre montagne, sono presenti pure da noi e giocano un ruolo molto importante nella distribuzione delle piogge nella stagione autunnale, invernale e primaverile.
Le altre cause di questa distribuzione dei fenomeni prevalentemente a occidente si trova nella vicinanza delle località in questione con il mare, che è il carburante principale per l’avvio, lo sviluppo e il mantenimento delle celle convettive invernali e autunnali nel Mediterraneo.
Le celle convettive di provenienza marittima sono state innescate da sistemi frontali veri e propri a carattere prevalentemente freddo e da linee di instabilità a mesoscala con fenomeni locali non molto frequenti e di breve durata, che seguivano il fronte freddo vero e proprio, questo con fenomeni più consistenti e duraturi.
Chiaramente le celle convettive, venendo trasportate dalle correnti in quota da ovest verso est, giungevano sulla costa occidentale con ancora al loro interno moti verticali di particolare violenza, questi si attenuavano notevolmente man mano che la cella convettiva transitava nel freddo entroterra, trovando alimentazione solo nei crinali montuosi esposti ai venti, dove le correnti subivano una accelerazione forzata verso l’alto a causa del pendio, perciò le precipitazioni nelle zone interne sono imputabili prevalentemente a fenomeni da stau che hanno alimentato la cella convettiva in fase di spegnimento.
Le zone rimaste sottovento come la costa orientale o la parte sud occidentale del Campidano, si sono dovute accontentare di fenomeni deboli e isolati, ultimi residui delle celle convettive transitate nell’entroterra, tutte piogge che cadevano prevalentemente nelle fasi in cui le correnti al suolo, o nei primi 1000 metri di quota, erano deboli, perciò venivano inibiti i moti verticali discendenti presenti nelle fasi di forte vento.