Talvolta, nonostante ci si impegni nell’interpolazione modellistica, l’evoluzione naturale degli eventi ci appare come un qualcosa lontano da una logica prestabilita, in uno rigido schema disegnato da formule matematiche non capaci, non certo per loro colpa, di cogliere quell’imprevedibilità alla base di ogni fenomeno atmosferico. L’importanza di un periodo definibile monotono, si lascia ammirare e capire solo da chi possiede quella grande virtù conosciuta come “pazienza”. Da qui l’atteso sblocco ad una situazione atmosferica che da tempo aveva assunto i connotati di piatta persistenza dai più poco amata. Ecco allora che dopo una prima fase favorevole ad apporti precipitativi considerevoli su gran parte del bacino centrale del Mediterraneo, verremo proiettati con decisione verso una condizione tipica di una stagione autunnale prossima più alla conclusione che al naturale giro di boa.
Nel corso delle letture ad un susseguirsi frenetico di run modellistici, ci si sofferma spesso ad analizzare una dinamica atmosferica che in taluni casi poteva sembrare anomala ma che, scrutando negli archivi e nelle memorie, ne assumeva certamente solo la parvenza. In un periodo dominato da profondi scambi di calore meridiani, peraltro strumento utilizzato dalla natura come il più semplice per portare a compimento un lavoro altrimenti dispendioso, l’Italia rimase spesso tagliata fuori dai pochi chilometri (rapportati ad un appropriato ordine di grandezza) di spostamento delle diverse onde di Rossby che a più riprese tracciarono linee prevalentemente occidentali.
Ma si sa bene che la natura, per quanto imprevedibile, nasconde al suo interno delle leggi non scritte che talvolta ne smorzano parzialmente il suo lato più oscuro. E sappiamo altrettanto bene che in molti casi ci fa dono, più o meno pesantemente, di quel che per lungo tempo ci fu tolto. E il tempo, nel suo incedere, traccia dei percorsi, sia pure tortuosi, che portano al medesimo risultato. In veste di abbondanti precipitazioni assenti nelle nostre memorie da un tempo definito come “troppo lungo”.
Rimandando alle precedenti analisi coloro i quali volessero approfondire la configurazione barica attesa, preme sottolineare come, dopo le precipitazioni che in questi giorni hanno interessato gran parte delle regioni del nord e le alto tirreniche (vedasi flusso sud occidentale), toccherà nei prossimi alle regioni centrali e del sud tirreniche, per via dell’intenso flusso sciroccale che pare profilarsi all’orizzonte. E visto che la memoria di tutti coloro che per professione, o semplicemente per passione, si occupano di meteo ha registrato situazioni simili in passato, pare d’obbligo focalizzare l’attenzione sull’intensità e la persistenza che l’evento potrebbe assumere.
Ricordando ancora una volta quanto sia fragile l’assetto territoriale di innumerevoli zone della nostre penisola (le cui cause andrebbero trattate in un editoriale a parte), non dobbiamo certamente abbassare la guardia di fronte ad una configurazione potenzialmente pericolosa. Prepariamoci quindi ad affrontare un periodo che, si spera, sia in grado di riequilibrare, se non totalmente, almeno parzialmente, il pesante deficit idrico agli occhi di tutti. Augurandoci che la natura, con la stessa passione che accomuna tutti i “meteofili”, sia in grado di offrirci le dovute soddisfazioni senza che si debba aver paura delle sue manifestazioni più estreme.