Come ogni anno in questo periodo, inizia una ricerca spasmodica di segnali provenienti da qualsiasi fonte a nostra disposizione ed in grado di farci sperare o perlomeno sognare una stagione che possa essere ricca di soddisfazioni. Non è certamente infrequente sentire parlare di segnali mostrati dalla natura (nelle sue più svariate manifestazioni) o leggere a più riprese dei commenti relativi a varie somiglianze verso decenni ormai archiviati e scaturite a seguito di ricerche statistiche su banche dati meteorologiche di varia natura.
Non è certo lo scopo di questo editoriale, tuttavia pare importante constatare degli accadimenti che, lo sapremo solamente al termine della nuova stagione, potrebbero risultare di buon auspicio per un inverno quanto meno nella norma. Forse sulla definizione di “norma” ci sarebbe da discutere ma per far ciò occorrerebbe uno spazio ad hoc sull’argomento. Non si può certamente negare come negli ultimi anni si sia assistito ad una diminuzione dei fenomeni nevosi alle quote medio basse soprattutto in prossimità delle regioni del nord. Mentre si sono verificati sempre con maggiore frequenza episodi rilevanti nelle regioni del centro sud versante adriatico. Non dimentichiamoci inoltre come nel passato tali episodi assumevano frequenze assai maggiori così come hanno sempre fatto parte della “norma” periodi secchi anche nel cuore della stessa stagione.
E come in ogni materia scientifica si cercano di analizzare (per professione o semplicemente per pura passione) le possibili ma non probabili cause alla base di tali cambiamenti. Preso atto delle oggettive o soggettive conclusioni, si attende la nuova stagione per verificare se quelle che erano impressioni siano in gradi di tramutarsi in realtà. Ma tant’è, siamo in procinto di accogliere a livello continentale il “generale”. Starà all’incedere della stagione stabilire se deciderà una o più invasioni verso la nostra amata penisola.
Nell’attesa dei riscontri, non possiamo certo oscurare un’evoluzione che, seppure non riguardandoci attivamente, ha segnato un evento che per il periodo in corso è stato certamente straordinario. Dalle cronache sappiamo infatti quel che si è verificato nell’Europa centro orientale dove, nonostante sia il freddo di casa, la scorsa settimana (e ancora questa) si è avuto un peggioramento del tempo che le cronache dei luoghi ricordavano verificarsi con tempi di ritorno più che trentennali. Oltre al freddo intenso sono stati sia il vento tempestoso sia le abbondanti nevicate a creare, oltre ai disagi, danni notevoli. Purtroppo non solo alle cose ma anche alle persone.
E tempeste di neve si sono verificate sulla Russia Europea con Mosca spazzata da una delle più forti bufere degli ultimi anni. In queste zone si è assistito ad un mutamento drastico del campo termico. Se sino a qualche settimana fa le carte mostravano anomalie positive, in queste ultime due le vicende si sono letteralmente capovolte. E da segnalare infine l’altrettanto forte raffreddamento della Siberia orientale fine verso le zone più occidentali. Ciò continuerà a verificarsi anche nel corso dei prossimi giorni, andando a strutturare un anticiclone russo-siberiano che, considerato il periodo, appare piuttosto forte (livelli pressori notevoli in prossimità della Mongolia).
Se dovessimo puntare su una stagione ricca di soddisfazioni semplicemente osservando quel che sta accadendo verso est, ci sarebbe da essere più che ottimisti. Tuttavia non dobbiamo scordare che la disposizione barica delle figure sulla scena continentale dovrebbe esser tale da garantire un richiamo di correnti gelide fin verso il nostro paese. E se andassimo ad analizzare situazioni passate si potrebbe facilmente constatare come sia spesso stato fondamentale il ruolo svolto dall’alta delle Azzorre. Non trascuriamo infatti che è risultato sempre decisivo nella costruzione di ponti anticiclonici sia con le figure termiche scandinave sia con le propaggini occidentali del russo-siberiano.
Pertanto pare che, se non dovesse invertirsi il trend dei profondi scambi meridiani di calore, il destino della prossima stagione sarà dettato principalmente dalle mosse del tanto amato quanto odiato anticiclone oceanico. Non dimenticando l’importanza del vortice polare (in mancanza della semipermanente d’Islanda) nella genesi di saccature fredde che, catapultate verso il Mediterraneo, sarebbero in grado di fungere da esca ai possibili flussi gelidi provenienti da est.