Questa prima decade di dicembre fatica a mostrare delle tinta invernali, nonostante un po’ d’aria fredda di natura post-frontale sia riuscita a sconfinare a tratti negli ultimi giorni alle latitudini centrali dell’Europa, portando qualche spruzzata di neve a bassa quota. La corsa sfrenata del Vortice Polare (la vasta zona di bassa pressione che in genere occupa le latitudini artiche), particolarmente strutturato, è all’origine della continua genesi di figure di bassa pressione nei pressi dell’Islanda che poi sfondano verso levante. La contrapposizione dei promontori anticiclonici più a sud, che si distendono dall’Atlantico verso il Mediterraneo, non fanno altro che esaltare il gradiente barico necessario ad innescare questi venti così tempestosi.
In Gran Bretagna è da poco transitata una profondissima area di bassa pressione stile-uragano, la violenza dei venti dell’8 dicembre è stata fra le peggiori dell’ultimo decennio, in particolare tra la Scozia ed il nord dell’Irlanda. Roba pazzesca, con raffiche anche su pianure e coste fino ai 160-180 km/h: i 265 km/h misurati al Cairngorm (m 1245) sono vicinissimi al record assoluto (278 km/h) registrato il 20 marzo 1986. Il territorio britannico potrebbe subire ancora l’onta quasi costante di venti molto forti nei prossimi giorni, come possiamo apprezzare dai fitti reticoli di isobare delle mappe della pressione al suolo: una prima bufera appare probabile per il 12 dicembre, mentre un altro episodio ventoso ancor più violento (da confermare) potrebbe concretizzarsi un po’ più avanti, a cavallo fra il 15 ed il 16 dicembre.