E’ di poche ore fa la notizia della nuova alluvione che ha colpito alcune zone della Sardegna, dopo che l’Isola già nel recentissimo passato aveva subito altri episodi simili. In questo editoriale cercheremo di capire cosa serve per prevenire eventi di questo tipo.
Esistono eventi catastrofici con tempi di ritorno plurisecolari, difficilmente prevedibili ed il più delle volte estremamente localizzati, caratterizzati da fenomeni così intensi e violenti da lasciare ferite difficili da rimarginare sul territorio. Sulla base di alcune disastrose esperienze del passato (Versilia 1996, Sarno 1998), gli atti di pianificazione territoriale si sono concentrati sull’individuazione delle condizioni di rischio e sull’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto sul territorio, in particolare grazie alla costituzione delle Autorità di Bacino ed alla conseguente perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico elevato o molto elevato.
Ciò premesso, quante volte i danni prodotti dagli eventi meteorici sono realmente commisurati alla loro intensità? Quante volte gli effetti sono amplificati da una cattiva gestione del territorio?
Da un punto di vista prettamente idrogeologico, il rischio è espresso dalla combinazione della pericolosità dell’area con la sua vulnerabilità e la sua esposizione:
R = P x V x E
Il concetto di pericolosità esprime la probabilità di accadimento di un determinato evento calamitoso in una certa area entro un determinato lasso di tempo (tempo di ritorno).
La vulnerabilità dell’area esprime l’attitudine di una determinata componente ambientale a subire danni per effetto dell’evento calamitoso, e si esprime mediante un coefficiente compreso tra zero (assenza di danni) e uno (perdita totale).
L’esposizione, infine rappresenta il valore degli elementi a rischio, sia in termini di vite umane che di risorse naturali ed economiche presenti e soggette all’evento calamitoso.
Il rischio esprime quindi il numero atteso di perdite di vite umane e di danni a proprietà, attività economiche e risorse naturali dovuti ad un determinato evento calamitoso.
Proviamo a rispondere adesso alla domanda che ci eravamo posti in precedenza: quante volte i danni prodotti dagli eventi meteorici sono realmente commisurati alla loro intensità? Quante volte gli effetti sono amplificati da una cattiva gestione del territorio?
Basta semplicemente dare un’occhiata alla formuletta per avere una risposta immediata… Le continue modifiche apportate dall’uomo sul territorio (ad esempio i disboscamenti e l’apertura e l’abbandono di cave) e la sua cattiva gestione (utilizzo di determinate tecniche agricole, prelievo indiscriminato di acqua dal sottosuolo, prelievo di inerti dagli alvei fluviali, cattiva manutenzione di versanti e corsi d’acqua, occupazione di aree di pertinenza fluviale) ne hanno spesso incrementato la pericolosità, aumentandone al contempo l’esposizione.
E’ sempre più evidente che una corretta gestione del territorio non possa e non debba prescindere da una pianificazione che tenga conto delle caratteristiche intrinseche del territorio stesso.