Prendiamo una bella giornata di sole nei primi giorni di gennaio in città (Merano, Alto Adige): alcuni giorni prima una copiosa nevicata e successivamente tre giorni di föhn avevano contribuito ad abbassare la concentrazione degli inquinanti. L’aria è tersa e nonostante le normali attività produttive in corso ed il traffico veicolare, camminando lungo vie cittadine si ha la sensazione di benessere.
Ed ecco un’altra giornata di sole, questa volta alcuni giorni dopo: da circa due settimane l’alta pressione e l’inversione termica hanno bloccato l’aria sul fondo valle e la concentrazione degli inquinanti e delle polveri fini è cresciuta moltissimo. Camminare e respirare in prossimità delle principali arterie è sgradevole, l’aria ha un odore sinistro, i veicoli alzano al loro passaggio nuvole di polvere, il cielo ha cambiato colore.
Inizio febbraio, mattinata nuvolosa: da diversi giorni si alternano fronti freddi e caldi, con precipitazioni (neve e pioggia), i venti hanno spirato alternativamente da Sud-Ovest, da Ovest, da Nord-Ovest. Finalmente si può passeggiare in città senza respirare polvere e smog (almeno così sembra).
Da questa descrizione appare evidente che, non mutando di quantità e qualità le fonti degli inquinanti, i fenomeni meteorologici purtroppo diventano decisivi. In prossimità ed all’interno degli insediamenti urbani, lungo le grandi vie di comunicazione, nei centri industriali, negli ambienti ove si praticano l’allevamento e l’agricoltura industriali, le dinamiche dell’atmosfera sono determinati nel consentire situazioni di “normale inquinamento” oppure di produrre situazioni allarmanti e catastrofiche.
L’aria che respiriamo può essere stagnante, per giorni e settimane, oppure può essere rinnovata e filtrata molto velocemente dalle precipitazioni e dai venti.
I fattori meteorologici, l’evoluzione del tempo giorno per giorno, dipendono dai fenomeni che nascono da cause remote e generali come le sequenze stagionali e la genesi delle zone di alta e di bassa pressione, come anche da aspetti molto locali, di piccola scala, i quali determinano il meso ed il microclima.
Una forte dinamica accentua il rimescolamento delle masse d’aria sia in senso verticale (correnti convettive) sia in senso orizzontale (trasporto frontale), provocando almeno una temporanea diminuzione della concentrazione degli inquinanti.
Le precipitazioni d’altra parte lavano e filtrano l’aria portando al suolo parte del contenuto gassoso, liquido e solido presente nell’atmosfera. Una goccia di pioggia, un fiocco di neve percorrono nell’aria un tratto che può essere lungo chilometri, dal nucleo di condensazione all’interno della nube sino al suolo, accumulando progressivamente i soluti che incontra (polveri, ossidi ecc.). L’acqua presente nell’alta atmosfera risulta essere in genere priva di soluti (quasi distillata) mentre nella bassa atmosfera ed al suolo risulta essere carica di tutte le sostanze e delle polveri che ha raccolto strada facendo.
Altro esempio è la presenza o meno di brezze (ad esempio brezza di valle e di monte) le quali possono trasportare e rimescolare quotidianamente le masse d’aria su piccola o media scala. E’ frequente osservare come lungo una valle tale fenomeno sia presente oppure assente spostandosi solo di qualche chilometro e quindi come la composizione media dell’aria ne possa essere fortemente influenzata.
Un viale alberato rappresenta un utile polmone verde poiché le chiome modificano favorevolmente il microclima, trattengono polveri, fissano CO2 e producono ossigeno.
In assenza di vento e di precipitazioni, con un notevole traffico veicolare, il rigoglioso viale alberato diventa una trappola per gas e polveri, rovesciando addirittura in negativo l’effetto ambientale.