Prendiamo adesso in considerazione le previsioni di due centri di calcolo mondiali, per la prossima stagione invernale 2009-10, per esaminare le fondamentali differenze che separano questi due tipi di previsione.
Le prime previsioni riguardano l’IRI, un modello in forza alla Columbia University, e che esamina soprattutto dal punto di vista statistico le anomalie dei mesi precedenti, delle temperature oceaniche e delle precipitazioni a livello globale, facendo una stima probabilistica di quello che saranno le future anomalie termo – pluviometriche nell’atmosfera.
L’IRI in particolare assembla le previsioni di vari tipi di modelli matematici, cercando di pervenire ad una previsione probabilistica della massima attendibilità.
Secondo tale impostazione modellistica, ci attenderebbe un Inverno molto mite, su tutto il Continente Europeo, ed anche sulla nostra Penisola, in quanto il Nino di media – forte entità previsto nei prossimi mesi (esiste ancora un certo margine di incertezza), porterebbe inevitabilmente alla presenza di una stagione fredda alquanto indebolita.
Dal punto di vista delle precipitazioni, invece, non vi sarebbero delle anomalie particolari: si prospetterebbe quindi un Inverno con pioggia nella norma, ma con temperature piuttosto miti, come mostrato nella mappa allegata, e riferita al trimestre Novembre 2009 – Gennaio 2010.
Questo modello tiene conto di un’influenza del Nino sul clima invernale mediterraneo provata statisticamente.
Non è così invece per l’altro modello di previsione a lunghissimo termine, in parte deterministico, che è il modello CFS.
Tale modello prevede scenari completamente diversi sul nostro Continente, prevedendo un trimestre invernale molto freddo sull’Europa, ed anche molto piovoso in ambito mediterraneo.
Notiamo anche in questo modello la presenza di un Nino piuttosto forte, con massime anomalie termiche oceaniche di +3°C sul Pacifico equatoriale (mai comunque ai livelli degli episodi del 1983 e del 1998, i massimi di sempre), tuttavia persisterebbero anche le anomalie negative delle acque dell’Atlantico Settentrionale, e sarebbero dunque quelle ad influenzare maggiormente il nostro inverno 2009-10.
Da notare che, per tale modello, il Continente Nord Americano resterebbe diviso in due, con una parte caldissima estesa dal Canada Occidentale all’Alaska, ed una parte molto fredda sulla zona orientale statunitense.
Le anomalie indotte dal Nino sarebbero dunque consistenti su buona parte del Globo, durante il prossimo inverno.
Tutto da dimostrare, ovviamente, viste la massima incertezza di questo genere di previsioni che è ancora allo stato sperimentale.