A grandi passi ci avviciniamo al cosiddetto semestre freddo e lo si deduce dal ritorno del Vortice Polare Stratosferico, che si va ristrutturando alle alte latitudini polari. Tale formazione è indotta da cause prettamente radiative che permettono l’accumulo progressivo dell’aria fredda in stratosfera, così come invece al contrario in piena primavera marzolina il vortice polare stratosferico scompare dopo il cosiddetto “Final Warming”, sancendo così la fine del semestre invernale. Chiaramente le dinamiche del Vortice Polare, anche a livello di stratosfera, sono fondamentali su quelle che possono le conseguenze meteo fino alle nostre latitudini, nel corso dell’inverno.
Per il momento, le radiosonde evidenziano solo un primo abbozzo embrionale di quella che sarà l’ampia figura vorticosa ciclonica in alta atmosfera che ci accompagnerà tutto l’inverno. Talune simulazioni climatiche indicano una partenza del Vortice Polare in stratosfera più debole della media per i mesi di ottobre e novembre. Questa non è comunque una cattiva notizia per chi auspica una fine d’autunno e un inizio d’inverno movimentati e favorevoli alle prime eventuali irruzioni fredde fino alle nostre latitudini. Più il Vortice Polare è potente e freddo, meno si creano quei presupposti favorevoli alle colate artiche meridiane. Naturalmente, ciò avviene a seguito del trasferimento degli effetti dalla stratosfera alla troposfera.
Molti fattori possono influire sullo sviluppo del vortice stratosferico, ma fra quelli più interessanti da valutare quest’anno vi sono lo sviluppo previsto di una QBO in fase lievemente negativa (Quasi-Biennale Oscillazione) che può aiutare a contrastare i venti naturali del vortice stratosferico e quindi la zonalità. Allo stesso modo, continuiamo a progredire verso un minimo solare piuttosto intenso. Ci sono peraltro dei chiari indizi che suggeriscono che quando il sole è meno attivo, quindi all’interno di un minimo solare, il vortice stratosferico è complessivamente meno intenso.