PROSEGUE IL DOMINIO ANTICICLONICO – Dopo il week-end dal clima rovente, soprattutto sulle regioni centro-meridionali, ora l’aria appare appena più respirabile: l’afflusso sahariano ha lasciato spazio a correnti settentrionali, che portano un po’ di beneficio. Si tratta dell’effetto dello spostamento verso levante dell’asse della depressione britannica, ora maggiormente sbilanciato verso l’Europa Centrale. La presenza della fortezza anticiclonica sulle latitudini mediterranee non appare comunque minimamente intaccata: il grosso della bolla d’aria rovente è solo arretrato un po’ più a sud concentrando i massimi effetti tra Algeria e Marocco, dove la colonnina di mercurio ha raggiunto i 47 gradi.
PUNTE SOPRA I 35 GRADI SUL SUD ITALIA – I vivaci venti settentrionali, come già detto, non hanno portato particolare refrigerio, anche se si sono registrati abbassamenti delle temperature di 3-5 gradi rispetto alla giornata di domenica. I picchi termici più elevati si sono registrati al Sud e sulle due Isole Maggiori, ove ancora permane l’influenza seppur più marginale della bolla d’aria africana. I dati provvisori indicano che si sono raggiunti i 38 gradi a Marina di Ginosa, 37° a Grottaglie, Decimonannu, Cagliari e Catania Sigonella. Molto caldo anche fra Lazio e Toscana, dove non si è avuta nessuna apprezzabile diminuzione termica, con punte anche sopra i 35° su Roma e zone prossime alla costa, per effetto dei venti settentrionali in discesa dall’Appennino.
NORD ITALIA LAMBITO DALL’INSTABILITA’ – Il Nord si conferma ai margini del cupolone africano, ancor più in questa fase nella quale le correnti un po’ più fresche (seppur secche) oceaniche hanno trovato spazio per dilagare lungo tutto lo Stivale. Le aree alpine e prealpine centro-orientale risultano quelle più direttamente coinvolte dagli spifferi d’aria fresca in quota, che hanno creato le condizioni per una vivace instabilità atmosferica, con acquazzoni perlopiù concentrati verso le zone montuose e limitrofe. Nel corso del pomeriggio piccole celle temporalesche si sono generate anche a ridosso dell’Appennino Tosco-Emiliano, portando a rovesci localizzati soprattutto sul parmense.