La SAO (Semi Annual Oscillation) ha componente astronomica: in Antartide, è massima ai solstizi e minima agli equinozi (Schwerdtfeger, p. 311). Gli scambi generati dal gradiente barico sono di scala emisferica e possono essere identificati come la risposta ai differenti accumuli di calore fra il plateau e gli oceani circostanti (van den Broeke, p. 175). Ovviamente, questo meccanismo ha dirette conseguenze sull’andamento delle temperature delle regioni interessate, tra cui il Polo Sud geografico.
La comparazione fra l’andamento medio mensile della pressione nei periodi 1976-2001 e 2002-2005 parrebbe mettere in mostra un ‘anticipo’ del massimo solstiziale e del minimo equinoziale che si manifestano durante l’inverno (coreless winter). In sostanza il massimo secondario, che nel 1976-2001 veniva raggiunto a giugno, ora è traslato a maggio; così il minimo principale, che si realizzava fra agosto e ottobre ma con valori pressoché indifferenziati, ora spicca nettamente ad agosto e mostra una decisa risalita nel successivo bimestre. È stato dimostrato come l’indebolimento della SAO ostacoli l’oscillazione meridionale del vortice circumpolare, rendendo più difficili gli scambi termici e provocando, al Polo Sud, una tendenza al raffreddamento a maggio e al riscaldamento in luglio (van den Broeke, p. 187). Nella nuova fase che potrebbe interessare l’Antartide, è lecito attendersi il contrario: e anche se al momento è giugno a mostrare il più accentuato raffreddamento medio, il luglio 2004 ad Amundsen-Scott è stato il più freddo in assoluto.
Ma tutto ciò potrebbe avere conseguenze di ben più ampia portata. Nella fase di indebolimento della SAO (che, provvisoriamente, viene individuata col periodo 1976-2001), le temperature medie di maggio e giugno hanno mostrato un continuo incremento nella Penisola Antartica. Sono destinate a mutare segno? La Penisola Antartica diventerà più fredda, come risposta al riscaldamento del Polo Sud? È un’ipotesi affascinante, poiché i cambiamenti più vistosi si sono realizzati proprio nell’Oceano Pacifico meridionale (van den Broeke, p. 184). Occorre però la massima cautela prima di esprimere conclusioni di questa portata, in quanto l’interazione fra la circolazione generale dell’atmosfera e l’andamento termico, in questa regione deve fare i conti con molte altre variabili (orografia, estensione del pack, albedo, influenza delle correnti oceaniche e delle condizioni meteorologiche locali), il che rende oltremodo complessa qualunque tipo di analisi.
Bibliografia:
W. SCHWERDTFEGER, The Climate of the Antarctic, in S. ORVIG (a cura di), Climates of the Polar Regions (World Survey of Climatology), Amsterdam, 1970, vol. 14, pp. 253-355.
M.R. VAN DEN BROEKE, The semi-annual oscillation and Antarctic climate. Part 1: influence on near surface temperatures (1957-79), in «Antarctic Science», vol. 10, n. 2 (1998), pp. 175-183.
M.R. VAN DEN BROEKE, The semi-annual oscillation and Antarctic climate. Part 2: recent changes, in «Antarctic Science», vol. 10, n. 2 (1998), pp. 184-191.
Sul concetto di coreless winter:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10613
Sulla SAO e i cambiamenti correlati:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10673