Un’ampia voragine perturbata si protende dall’Islanda fino al Mediterraneo Centrale, imperniata attorno ad un vortice freddo centrato in prossimità delle Isole Britanniche. Si tratta di una configurazione quasi stazionaria da diversi giorni, al momento senza un’apparente via d’uscita: dal punto di vista termico resta agli antipodi il comparto occidentale rispetto a quello orientale, con il primo coinvolto da una circolazione d’aria fresca, mentre il secondo risente dell’ingerenza d’aria calda nord-africana associata ad un promontorio anticiclonico di blocco.
Vivaci vicissitudini temporalesche hanno ancora penalizzato parte dell’Italia, che si trova lungo il ramo ascendente della saccatura in un vasto settore nel quale sono accesi i contrasti fra l’aria fresca che preme da ovest rispetto a quella più calda confinata poco più ad est. Normale che vi sia terreno fertile per i temporali, che si sono sviluppati con maggiore enfasi nel pomeriggio risultando ancora una volta più incisivi sul Settentrione, specie sulle zone pedemontane tra Veneto e Friuli, ma anche sull’Alta Lombardia.
L’insorgenza temporalesca si è avuta anche sulle regioni centrali, a partire dalle aree appenniniche laziali ed in successivo rapido sconfinamento ed allargamento verso le zone adriatiche abruzzesi e molisane, compresi i settori costieri sulla spinta di correnti in quota sud/occidentali. Qualche focolaio temporalesco si è sviluppato anche in Campania e sull’entroterra pugliese, senza tuttavia risultare cattivo come accaduto a Bari nella giornata di mercoledì.