Abbiamo trascorso un intero inverno senza il dovuto dinamismo atmosferico ed ora, in qualche maniera e dopo mesi e mesi di perseveranza, ne subiamo le conseguenze.
Quando un anticiclone, prettamente dinamico, si spinge molto a nord, portando un assaggio di primavera in quelle fredde terre, noi ne paghiamo le conseguenze.
Innanzitutto, data tale configurazione, la circolazione ai livelli sub tropicali viene a bloccarsi; la zonalità atlantica interferisce solo in parte e quello che più conta è che noi siamo circondati da una seria infinita di ipotesi evolutive.
L’abbraccio dell’Hp delle Azzorre con quello Finnico sembra, in fine, terreno minato per qualsiasi soluzione deterministica.
L’ipotesi che sembra assumere un respiro più ampio è quella che vedrebbe questo connubio essere nuovamente spezzato da ulteriori assalti del Vortice Polare. Quindi nuove saccature che in qualche maniera dovrebbero entrare, nel lungo termine, sulla parte centro occidentale del Mediterraneo.
Sebbene non vi sia grande regolarità tra i principali modelli e soprattutto nella lettura della media stratosfera, possiamo percepire che questa soluzione, soluzione sopra citata, possa essere come una delle più probabili nello scenario meteo futuro, già molto stressato dall’anticiclone nordico.
Certamente la primavera dovrà ancora attendere, anche per un discreto periodo, la sua affermazione; poiché vi sono degli elementi, nella sinottica, che ne impediscono la relativa e “trionfale” affermazione.
Il periodo di “marcata” perseveranza atmosferica è stato interrotto proprio quando la natura doveva innescare “una marcia in più”.
La “compressione” dei periodi stagionali di transito diventa una realtà meteo sempre più attuale.