Proprio in questo periodo dell’anno il fenomeno del El Niño ha raggiunto la fase di massima intensità sopra le acque superficiali del Pacifico centro-orientale, con anomalie termiche veramente incredibili. In diversi tratti del Pacifico centro-orientale, ad est della linea di cambiamento data, si è sviluppata una enorme “piscina di acque calde”, con temperature di oltre i +3°C +4°C rispetto le tradizionali medie.
A differenza dei precedenti eventi quello del 2015/2016 passerà alla storia come uno dei più forti e influenti di sempre, specie per quel che riguarda l’estensione dell’anomalia, su gran parte del bacino del Pacifico.
Gli stati che si affacciano sull’oceano Pacifico, in particolare fra America centrale e meridionale, attualmente sono quelli maggiormente esposti a questo forte aumento delle temperature delle acque superficiali che determina un deciso incremento dell’attività temporalesca nell’area ad est della linea del cambiamento data e in vaste aree del Pacifico equatoriale orientale.
Difatti, ora che El Niño è giunto a piena maturazione, la risposta dell’atmosfera al notevole riscaldamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico centro-orientale comincia a farsi sempre più evidente, con il graduale allentamento dei venti Alisei, che dominano ogni anno sui mari tropicali, e un notevole rinforzo della corrente a getto (il cosiddetto “getto polare”) che dal Pacifico settentrionale si estende molto velocemente sopra gli Stati Uniti, propagandosi successivamente all’Atlantico e all’Europa.
Generalmente questo tipo di schema circolatorio tende a sostenere gli eventi di Nino più forti, quelli capaci di influenzare la circolazione generale dell’atmosfera sull’intero pianeta, con ripercussioni indirette anche in Europa e sul Mediterraneo, soprattutto nella fase finale, dopo che il fenomeno ha raggiunto il suo “picco”.
Proprio per questo anche quest’anno El Niño, seppure in maniera indiretta, rischia di compromettere, oltre all’imminente stagione primaverile, anche l’estate 2016, con un ulteriore aumento delle temperature medie e una sensibile estremizzazione della fenomenologia.
Generalmente nelle fasi di massima intensità di Nino l’enorme quantità di calore latente sprigionata dalle acque del Pacifico equatoriale, di circa +3°C più calde del normale, propagandosi nella parte più bassa dell’atmosfera, attraverso dei flussi di calore particolarmente intensi, comincia a dilagare in tutta la fascia tropicale, scaldando sensibilmente le vaste distese continentali dell’Africa sub-sahariana, dove si isolerà una vasta bolla di aria calda e molto secca.
Il sensibile riscaldamento delle zone tropicali e sub-tropicali, soprattutto nel continente africano, nel corso della tarda primavera e dei mesi estivi potrebbe favorire lo sviluppo di grandi ondate di calore, anche di portata eccezionale, che potrebbero mettere a rischio la stabilità di molti record di caldo assoluti. Specie nei periodi in cui il flusso perturbato atlantico, alzandosi di latitudine, comincerà ad ondularsi, agevolando il richiamo di correnti dai quadranti meridionali, pronte ad aspirare buona parte di quell’aria particolarmente “rovente” che stagna sopra le distese desertiche sahariane.
Queste particolari configurazioni atmosferiche potranno creare le tipiche configurazioni adatte alle grandi onde di calore, come quelle già osservate con una certa frequenza la scorsa estate, in particolare nel mese di Luglio e Settembre, sul Mediterraneo e sull’Europa centro-orientale.