Quando sentiamo parlare di riscaldamento globale, saremmo portati a pensare ad un mondo che diventa più caldo e nel quale predomina la siccità. Invece, questa evoluzione possibile non è esattamente quello che prevedono gli scienziati nelle loro analisi, che sono sostenute dalle simulazioni di modelli climatici globali estremamente avanzati e sofisticati.
Se l’attuale aumento delle temperature si confermerà ancora per i prossimi decenni come previsto dai modelli climatici, avremo un aumento delle precipitazioni e della loro intensità. Lo affermano tre scienziati del National Center for Atmospheric Research (NCAR), Gerard Meehl, principale autore dello studio, Julie Arblaster e Claudia Tebaldi, in un articolo pubblicato sul Geophysical Research Letters, giornale dell’American Geophysical Union.
Bisogna dire che la base dello studio sono stati i risultati di nove modelli climatici globali atmosfera-oceano. Le simulazioni condotte spiegano i meccanismi fisici coinvolti in una prospettiva di maggior calore dei mari e dell’aria. Le superfici marine più calde accrescono l’evaporazione, quindi cresce il vapore acqueo disponibile, mentre l’aria più calda riesce a contenere più umidità. Quando questa aria satura si muove dagli oceani verso le terre, i corpi nuvolosi scaricano quantità di pioggia e di neve maggiori che in altre condizioni. Cosa accadrà nel corso del XXI secolo?
Le più intense manifestazioni della crescita delle precipitazioni le avremo ai Tropici, dove si combinano maggiormente gli effetti dell’elevato vapor acqueo e delle alte temperature atmosferiche, ma importanti cambiamenti ci saranno anche alle medie e alte latitudini, specialmente nell’emisfero settentrionale: piogge e nevicate più forti cadranno nell’America del Nord, nei settori nordoccidentale e nordorientale, nell’Europa settentrionale, nell’Asia settentrionale, nella costa orientale asiatica e, per quanto riguarda l’emisfero meridionale, nell’Australia sudoccidentale e in parte del Sud America centromeridionale.
Cattive notizie, se così possiamo dire, giungono per le nostre aree mediterranee, in quanto sono previste precipitazioni medie più basse di oggi, ma di intensità crescente, quindi piogge più forti concentrate in periodi più limitati. Le aree coinvolte sarebbero sia quelle mediterranee che quelle degli Stati Uniti sudoccidentali.
Possiamo concludere che quanto ci viene proposto dagli studiosi del NCAR parte dal presupposto che l’attuale andamento di crescita delle temperature globali sia confermato e, semmai, acceleri ancora, nei prossimi decenni, ma la previsione per il Mediterraneo di fenomeni più intensi in periodi concentrati sembra ricalcare un clichè già visto negli ultimi anni, quando abbiamo assistito a manifestazioni violente in tempi ristretti.
Per approfondimenti: www.ucar.edu/news/releases/2005/hardrain.shtml
Meehl, G. A., J. M. Arblaster, and C. Tebaldi (2005), Understanding future patterns of increased precipitation intensity in climate model simulations, Geophys. Res. Lett., 32, L18719, doi:10.1029/2005GL023680