La stagione estiva è una di quelle nelle quali si è verificato il riscaldamento più forte, in Italia, almeno stando ai dati del CNR, ed osservando l’andamento termico degli ultimi 200 anni.
L’archivio dati del CNR, riguardanti la nostra Penisola, inizia infatti a partire dall’anno 1800, e si estende ai giorni nostri, utilizzando procedimenti matematici per rendere omogenei, e comparabili con gli attuali, i dati che venivano misurati due secoli fa.
Studiando il grafico delle temperature, notiamo un periodo di grande freddo tra il 1810 ed il 1870, con temperature estive che restavano costantemente almeno 1°C al di sotto della media 1961-90.
L’Estate più fredda rientra in questa serie di dati, e fu quella del 1816, il famoso “anno senza estate”, quando la temperatura media di questa stagione risultò inferiore alla norma di -3,3°C.
Dopo un breve “picco” di caldo poco prima del 1880, segue un lieve raffreddamento, fino a circa il 1920, ma senza mai tornare al freddo dei primi decenni del XIX Secolo.
A partire dal 1920 si assiste ad un primo netto riscaldamento della stagione estiva, con un “picco” raggiunto attorno al 1950.
Breve e limitato raffreddamento tra il 1960 ed il 1980, poi di nuovo riscaldamento molto forte, le Estati guadagnano circa 1°C di media in trent’anni, fino a toccare un massimo nella stagione estiva più calda che si ricordi, quella del 2003, quando la temperatura risalì fino a +4,2°C rispetto alla norma.
Se questo è l’andamento delle temperature, con una chiara tendenza verso l’alto, per niente chiaro risulta invece il trend delle precipitazioni, che sembrano seguire un andamento sinusoidale senza particolari tendenze all’aumento o alla diminuzione.
L’Estate più piovosa della serie sembra esser stata quella dei 1815, quando caddero precipitazioni pari al 101% in più della norma.
Ma anche l’Estate del 1977 si piazza al secondo posto per la sua grande piovosità
Invece, la più secca capitò nel 1879, quando piovve il 71% in meno rispetto alla norma.
Piovosissimi appaiono il decennio 1810-20, il periodo 1895-1915, ed il decennio 1970-80.
Tra il 1920 ed il 1960 c’è un lunghissimo quarantennio caratterizzato da scarsa piovosità.
Da notare anche il fatto che l’andamento altalenante dei ghiacciai alpini, con l’avanzata glaciale della prima metà dell’800, le brevi avanzate del 1880, 1910 e 1960, ed i forti ritiri, con punte massime attorno al 1870, al 1950 ed al 2000, rispecchiano esattamente l’andamento delle temperature estive italiane.
In altre parole, grandissima è l’influenza della calda temperatura estiva nel determinare il rapido scioglimento di un ghiacciaio, più che in altre stagioni dell’anno.
In particolare, determinanti per lo scioglimento dei ghiacciai, sono stati il periodo tra il 1920 ed il 1950, caratterizzato contemporaneamente da alte temperature e scarse precipitazioni, nonché il ventennio recente, quando le temperature estive sono cresciute in media di +1°C.
Tra il 1960 ed il 1980, grazie alla combinazione di temperature estive piuttosto basse, e di precipitazioni molto abbondanti negli anni ’70, i ghiacciai tornarono rapidamente ad avanzare, anche se per un breve periodo.