La Norvegia occupa la parte più occidentale della penisola scandinava; è un paese molto esteso da nord a sud, con latitudine compresa tra 58° e 71°N, e al contrario molto stretto, soprattutto nella parte centro-settentrionale. Morfologicamente è molto complesso, essendo praticamente privo di pianure e avendo il mare che penetra molto nell’entroterra nei famosi fiordi. Nella parte meridionale, un po’ più estesa in longitudine, si estendono vasti altopiani, in particolare quello di Hardanger, e alcuni massicci montuosi superano i 2200 metri, fino ai 2469 dello Jotunheimen. Nella parte centro-settentrionale le Alpi Scandinave segnano il confine con la Svezia, non superando i 2000 metri se non nel Kebnekaise che si trova però interamente in territorio svedese. Elementi caratterizzanti del clima norvegese sono quindi questa stretta interazione mare/monti e soprattutto la Corrente del Golfo che fa si che le acque che la bagnano siano le più calde del mondo a parità di latitudine.
Si possono distinguere 5 zone climatiche: la costa occidentale (da Mandal a Nordkapp, comprese le isole Lofoten e Vesteralen), la costa settentrionale (da Nordkapp al confine russo, presso Kirkenes), la costa meridionale, gli altopiani (Telemark, Hardanger, Dovrefjell) e la Norvegia sud-orientale (con il Lago Mjosa e il fiordo di Oslo).
La costa occidentale ha clima oceanico fresco. I venti prevalenti occidentali o sud-occidentali, spesso tempestosi (soprattutto in autunno), trasportano, scorrendo sulle calde acque della Corrente del Golfo, masse d’aria relativamente calda e molto umida; l’incontro, che normalmente avviene intorno al 55°/60° parallelo, di queste masse d’aria con quelle più fredde convogliate dal vortice polare, è all’origine della depressione islandese che “fabbrica” in continuazione depressioni che per l’appunto nel loro movimento verso est incontrano la barriera montuosa delle Alpi Scandinave. A questo punto le masse d’aria sono costrette a sollevarsi, raffreddano per espansione, condensano la loro umidità e scaricano quantità notevoli di precipitazioni, distribuite in tutti i mesi dell’anno con picco in autunno e minimo in tarda primavera. A Bergen cadono 2074 mm di pioggia l’anno (minimo in maggio con 97, massimo in ottobre e settembre con 257 e 250), a Tromso, molto più a nord, 1027 (dai 49 di maggio ai 132 di ottobre), nell’intermedia Trondheim 845 (dai 43 di maggio ai 100 di settembre e ottobre).
Altre caratteristiche climatiche importanti sono la bassa escursione termica giornaliera, tipica di tutti i climi marittimi e qui ulteriormente ridotta per la frequente copertura nuvolosa e la ventilazione spesso molto sostenuta, e la ridotta escursione termica annua.
Le rare situazioni di bel tempo prolungato su queste zone sono legate alla formazione sulla penisola scandinava di anticicloni di blocco, “gocce” di aria calda che si isolano dalla circolazione generale dell’atmosfera dell’emisfero nord e deviano dal loro percorso abituale le perturbazioni generate dalla depressione islandese. Gli appassionati di calcio forse ricorderanno il giugno 1992, quando i Campionati Europei in Svezia si svolsero con tempo bello e caldo; un poderoso anticiclone di blocco assicurò infatti un lungo periodo di bel tempo su tutta la Scandinavia, e infatti contemporaneamente il bacino del Mediterraneo, quindi anche l’Italia, visse un periodo perturbato, appunto per la discesa verso sud delle perturbazioni atlantiche. Qualcosa di simile si è ripetuto nell’agosto 2002.
La corrente del Golfo mitiga molto il clima invernale di queste zone, impedendo il congelamento delle acque marine, limitato solo alle acque più ferme di alcuni fiordi nei periodi più freddi, e mantenendo temperature medie positive anche in gennaio persino in località a nord del Circolo Polare Artico, anche grazie al riparo che le Alpi Scandinave offrono ai venti freddi da est. L’isoterma di gennaio è infatti +1,3° a Bergen (aprile 5,7°, luglio 14,4°, ottobre 7,8°, anno 7,3°, qui come nel resto dell’articolo temperature in °C), -0,4° a Skrova (aprile 2,4°, luglio 12,4°, ottobre 6,2°, anno 5,2°), nelle isole Lofoten, e -3,3° a Tromso (febbraio -3,6°, aprile 0,3°, luglio 11,6°, ottobre 2,7°, anno 2,7°), valori superiori o, nel caso di Tromso, paragonabili a quelli di molte grandi città mitteleuropee (Monaco, Vienna, Praga, Budapest). Nelle isole Lofoten in inverno la temperatura delle acque del mare è intorno ai +5° e da gennaio a marzo ha luogo la grande stagione di pesca del merluzzo, industria trainante di queste splendide isole soprattutto per merito di noi italiani che siamo di gran lunga i maggiori importatori del loro stoccafisso. Al Museo del merluzzo di Ǻ, il paese più meridionale delle Lofoten, le didascalie sono in norvegese e in italiano.
Le precipitazioni invernali sulla costa ovest sono quindi, in particolare sotto il 65° parallelo, non sempre nevose, malgrado la elevata latitudine, mentre basta allontanarsi di poco nell’interno per avere nevicate abbondanti e temperature molto più basse. Il riscaldamento primaverile è molto lento, proprio a causa della fortissima influenza marina (l’oceano si scalda molto lentamente), e quindi le nevicate primaverili, specie sotto forma di rovescio, sono frequenti, soprattutto nell’entroterra; in un mio viaggio ai primi di giugno già a 200-300 metri di altezza, dove la strada E6 corre un po’ distante dalla costa tra Alta e Narvik, viaggiai in un paesaggio ancora innevato e anche sopra Tromso, quindi sul mare, oltre i 6-700 metri i monti erano ancora bianchi (nello stesso periodo in Lapponia finlandese la neve si era completamente sciolta).
In estate la presenza del mare relativamente freddo e il minore soleggiamento, per la frequente nuvolosità, mantengono le temperature fresche rispetto a località svedesi o finlandesi di uguale latitudine. L’isoterma di luglio, come detto, è +11,6° a Tromso (contro i +14° della finnica Rovaniemi) e +14,4° a Bergen.
La costa settentrionale mantiene ancora caratteristiche climatiche invidiabili, considerando l’elevatissima latitudine (i promontori di Capo Nord e Nordkinn sono oltre i 71°N); un ramo della corrente del Golfo si spinge a riscaldare anche queste acque, che quindi ancora non gelano in mare aperto mentre più consueta è la formazione di ghiaccio nei fiordi. A Capo Nord (stazione meteo di Gjaesvar) l’isoterma di gennaio è -3,5° (febbraio -3,9°, aprile -0,3°, luglio 10,0°, ottobre 2,1°, anno 1,9°) e a Vardo, più a est, quindi meno influenzata dalla Corrente del Golfo, -5,1° (aprile -1,2°, agosto 9,2°, ottobre 1,9°; anno 1,0°); consideriamo che, a parità di latitudine, in Siberia e in Alaska si hanno temperature invernali di 20°-25° inferiori. A nord della costa settentrionale si estende il Mar Glaciale Artico, il Polo Nord non è molto lontano, quindi è evidente che essa è più aperta alle irruzioni fredde dal Polo, ma anche a quelle da est, non avendo il riparo delle Alpi Scandinave.
Molto più freddo è l’altopiano del Finnmark, a sud della costa e del lungo fiordo di Porsanger, verso il confine con la Finlandia; questo è il cuore della Lapponia norvegese, di cui Karasjok e Kautokeino sono i villaggi più importanti, centri della cultura e della tradizione dei sami, come più correttamente vanno chiamate le popolazioni lapponi. E’ una zona di altopiani piuttosto bassi (5-600 metri di altitudine), dove in estate è facile vedere pascolare le renne, intersecati da valli fluviali; numerosi i piccoli laghi. La morfologia è tale che le correnti marine tiepide penetrano con difficoltà e quindi le temperature invernali sono molto basse, intorno ai -15°/-18° di media (Karasjok: gennaio -15,1°, aprile -3,4°, luglio 13,1°, ottobre -1,7°, anno -2,1°; solo 338 mm/anno di pioggia, dai 12 di marzo, ma tutti i mesi invernali sono sotto i 20 mm, ai 57 di luglio), ma con punte non inusuali di -30°/-35° (nel gennaio 1999 si sono toccati i -56°C). In estate queste sono le terre del sole di mezzanotte; l’isoterma di luglio a Capo Nord, dove il sole non tramonta mai dal 16 maggio al 29 luglio (e non si fa vedere da metà novembre a fine gennaio), è di +10° e nelle calme giornate di sole si possono tranquillamente superare i 20°C, ma il clima è molto variabile e in poche ore si può passare da una calda giornata di sole a una bufera di neve fuori stagione. D’altronde i laghetti sull’altopiano a nord di Karasjok li trovai ancora gelati nel viaggio di cui sopra, ai primi di giugno, malgrado fosse stata una primavera mite come testimoniato dal già completo disgelo, in Finlandia, del grande Lago Inari.
La costa meridionale, che io non ho mai visitato, dovrebbe proprio essere una sorpresa per chi, e sono tanti, associa al nome Norvegia solo gelo e neve. A parte la latitudine più meridionale, il riparo offerto dagli altipiani che la chiudono a nord e, naturalmente, la presenza del mare, rendono il clima quasi mite. In realtà in inverno la non diretta esposizione ai venti occidentali provoca temperature appena un po’ più basse che nella regione di Bergen, ma rispetto alla costa ovest c’è minore nuvolosità e piovosità perchè anche a ovest è protetta da altipiani e quindi le correnti occidentali vi arrivano dopo aver scaricato il grosso della loro umidità e per di più si riscaldano nella discesa (effetto foehn); nelle calette più riparate e soleggiate si possono trovare esemplari di piante più mediterranee che scandinave (quali la bouganvillea). In estate poi talvolta l’alta pressione sub-tropicale riesce ad arrivare fino a queste latitudini e in questi casi la costa assume un aspetto quasi caraibico, col sole che brilla nel terso cielo nordico, le spiaggette affollate, i ristoranti e i caffè con i tavolini all’aperto sempre pieni di gente e i porticcioli animatissimi di barche, prevalentemente a vela.
Temperature di Kristiansand: gennaio -1,0°, aprile 4,8°, luglio 15,9°, ottobre 8,3°, anno 7,0°. Precipitazioni: 1200 mm/anno, con massimo in ottobre-novembre (157 e 143 mm) e minimo in aprile-maggio (53 e 60 mm), ma va notato che le precipitazioni diminuiscono seguendo la costa tra Kristiansand e Oslo.
Andiamo ora sugli altopiani; l’altopiano di Hardanger (mediamente alto 1300-1400 metri) ebbi occasione di attraversarlo nell’agosto 1994. Percorremmo la strada che lo attraversa in una giornata plumbea ma senza pioggia e mi impressionò per i suoi silenzi, rotti solo dal rumore del vento. Successivamente, nello stesso viaggio, ne visitammo la parte più settentrionale raggiungendo in treno da Flam, sul fiordo di Aurland, la stazione di Finse, a quota 1222, la più alta della Norvegia. La risalita in treno della Valle di Flam è spettacolare, ma straordinaria fu anche l’esperienza dell’escursione che facemmo sull’altopiano, circondati da innumerevoli lemming, i piccoli roditori tipici della zona, purtroppo a un certo punto disturbata dalla pioggia e dal freddo (quando riprendemmo il treno a Finse c’erano +7°C).
Questi altopiani (il Telemark è appena più a sud dell’Hardanger, mentre più a nord si trova il Dovrefjell) erano un tempo ghiacciai a calotta, come lo è tuttora lo Jostedalsbreen, che si trova poco più a nord (487 kmq; altitudine media 1950 metri); con il ritiro dei ghiacci sono rimaste fredde aree di terra desolata (siamo sopra il limite della vegetazione arborea) dove, negli avvallamenti del terreno, molto ondulato, la neve rimane tutto l’anno.
Dalle calotte glaciali si originavano le lingue che, ritirandosi, hanno dato origine ai fiordi, che fanno insinuare il mare per decine e decine di chilometri. Nelle lingue glaciali che scendevano dagli altopiani ghiacciati il peso esercitato dal ghiaccio era immenso, cosa che ha provocato il progressivo sprofondamento che è la ragione sia della profondità elevata dei fiordi, sia delle alte scarpate con cui spesso precipitano le montagne ai loro lati e che oggi sono solcate da bellissime cascate (raccomando quelle del Geirangerfjord). L’inverno sugli altopiani è lungo e nevoso (molte delle strade che li valicano sono aperte solo da giugno a ottobre e in genere alla riapertura si transita fra muri di neve alti diversi metri), l’estate è breve, fresca e piovosa. D’altronde il limite delle nevi perenni è sui 1800 metri.
Ovviamente sui fiordi il clima è più mite che sugli altopiani, anche se naturalmente si ha grande differenza climatica fra fiordi più stretti e incassati e fiordi più aperti e quindi più soleggiati; come in tutte le aree pedemontane gioca poi sul clima un ruolo determinante, nelle valli e lungo i fiordi, la diversa esposizione dei versanti. Lungo i fiordi, nelle zone più soleggiate, sono coltivati gli alberi da frutto; la fioritura dei meli a maggio sull’Hardangerfjord è molto spettacolare anche per il contrasto con le nevi ancora abbondanti sull’altopiano, nevi che sovente nel mese di maggio in quota continuano a cadere. Diffusa è anche la coltivazione delle fragole, che però maturano in agosto! Temperature di Fokstua (974 m, nel Dovrefjell): gennaio -9,6°, aprile -2,3°, luglio 10,3°, ottobre 0,1°, anno -0,4°.
Non siamo ancora andati a Oslo, lo faremo nella seconda parte.
N.B.: temperature espresse in gradi centigradi