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Il clima della Croazia: da mediterraneo a subcontinentale e steppico

di Giovanni Staiano
02 Giu 2010 - 09:25
in Senza categoria
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Nella prima immagine il monte Risnjak, alle spalle di Rijeka, estrema propaggine meridionale del gruppo del Monte Nevoso, è tra le zone più selvagge e nevose d'Europa. Nella seconda immagine l'isola di Krk (Veglia) vista dall'isola di Cres (Cherso), di fronte alla costa del Quarnero. Foto con licenza GNU FDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html) fonte wikipedia.
il clima della croazia 18095 1 2 - Il clima della Croazia: da mediterraneo a subcontinentale e steppico
Ci accingiamo a descrivere il clima della Croazia, uno dei paesi sorti dalla dissoluzione della ex Jugoslavia, gli altri sono Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo (ufficialmente ancora parte della Serbia) e Macedonia, un’area dove le differenze climatiche non sono tanto tra repubblica e repubblica, quanto tra zone marittime, cioè la costa adriatica e le isole, e interne.

Quello che esaminiamo è un territorio di oltre 56000 kmq, contraddistinto da una lunga costa, molto frastagliata e punteggiata di isole, alle cui spalle si erge una fascia di rilievi (Alpi Dinariche) che separano nettamente il clima della fascia costiera da quello delle piane più interne, in particolare da quelle lungo la Drava, la Sava e il Danubio, con l’ultimo grande fiume che segna, all’estremità orientale del paese, il confine con la Serbia.

Naturalmente ci troviamo nella zona temperata, tra i 42,5° e i 46,5°N, ma quanto già accennato ci fa intuire che non è la latitudine a definire le diverse zone climatiche in cui suddividere la Croazia, in particolare nella stagione invernale. Si riconoscono infatti tre zone climatiche:
1. la costa, quindi Istria e Dalmazia, con clima generalmente mediterraneo (con l’Istria che in realtà non ha una vera stagione secca in estate)
2. il resto del territorio con clima temperato fresco della foresta di tipo suboceanico, tendente a subcontinentale nelle valli più interne
3. steppico nella Podravina, il nordest del paese, verso il confine con l’Ungheria e la Vojvodina serba

In gennaio le isoterme sono intorno a 5°/6°C sulla costa, scendono rapidamente a valori compresi tra 0° e 5°C nella fascia subcostiera, per scendere sotto gli 0°C in tutto l’interno. Accade infatti, oltre all’ovvia influenza mitigatrice del mare, che tutta la fascia di rilievi che si trova alle spalle della costa da un lato ostacoli la penetrazione nell’interno dei venti tiepidi da ovest/sudovest associati alle depressioni delle medie latitudini, che portano così piogge copiose, esaltate dall’effetto stau, sulla costa, per giungere poi nell’interno avendo perso molto del loro contenuto di umidità. Mentre il versante marittimo dei rilievi sub-costieri riceve piogge ancora notevoli (e neve in quota, con limite variabile a seconda della situazione termica del momento, ma comunque in genere fra i 500 e 1000 metri), sul versante opposto l’aria tiepida scorre sopra cuscinetti di aria fredda, causando in genere precipitazioni deboli, che possono essere leggere piogge o nevicate, ma non è raro il gelicidio. Le pianure della Sava e del Danubio e un po’ tutte le valli aperte a nord o a est sono infatti spesso raggiunte da flussi di aria fredda convogliati da anticicloni sull’Europa settentrionale od orientale, flussi che giungono molto attenuati sulle coste protette dai rilievi.

Rovescio della medaglia sono i venti forti che si hanno allo sbocco delle gole che possono portare, con le ritornanti fredde, la neve anche sul mare dove il rilievo è più basso e l’aria fredda può trovare più facilmente uno sbocco verso il mare (basta pensare a quanto accade nella nostra Trieste con la bora scura).

Una volta che l’aria fredda, pesante, ha raggiunto le pianure dell’interno, tende a ristagnare nei bassi strati e in questi casi non è affatto difficile vedere scendere le temperature ben sotto i -10°C, soprattutto in presenza di suolo innevato, con fenomeni di inversione termica molto significativi. Quando le correnti occidentali riprendono il sopravvento la presenza di questo strato di inversione provoca quindi le nevicate o il gelicidio, ma la neve può trasformarsi rapidamente in pioggia se il flusso mite è accompagnato da venti sostenuti, che facilitano il rimescolamento, o comunque si prolunga per molto tempo. Non sono rare invece nebbie o giornate grigie con nubi stratiformi che coprono il cielo quando a scorrere sui cuscinetti freddi è aria più mite, ma non associata a perturbazioni atmosferiche, quale può essere quella dovuta alla rimonta dell’anticiclone delle Azzorre anche su questi paesi.

Quando la posizione dei minimi depressionari è tale da richiamare aria fredda al suolo che confluisce con aria più mite e umida in quota si hanno le condizioni più favorevoli per nevicate anche importanti, comunque raramente davvero copiose nelle zone aperte, molto più abbondanti invece sui monti, dove l’orografia gioca il consueto ruolo essenziale.

Se quindi l’inverno nell’interno è molto freddo, in primavera il sole fa presto sentire i suoi calori e si entra quindi in una stagione molto contrastata, con ancora freddo e neve anche in aprile quando ritornano le correnti fredde da nord/nordest, ma giornate già calde, con notevoli escursioni giornaliere, quando splende il sole.

Quando inizia l’estate, la parte centro-meridionale della Croazia viene spesso ad essere avvolta dall’abbraccio della fascia anticiclonica, ad opera dell’anticiclone delle Azzorre (e in questo caso si ha caldo accettabile) o di promontori di matrice africana, con il caldo che si fa più intenso, ma comunque mitigato dalle influenze marittime sulla costa. Il nord rimane più spesso al limite dell’influenza anticiclonica e si alternano così periodi soleggiati e caldi (in questi casi la continentalità favorisce però, nelle zone interne, temperature più elevate che nel resto del paese, frequentemente oltre i 35°C), ad altri più freschi, con ondate temporalesche. Piuttosto frequenti i temporali anche sui rilievi, mentre la costa, con la parziale eccezione dell’Istria, gode in genere la classica estate mediterranea con tempo quasi sempre sereno e caldo mitigato dalle brezze nei valori diurni. Le medie di luglio sono ovunque tra i 21° e i 25°C, con valori più bassi ovviamente in montagna.

In autunno quando cominciano a scendere sul Mediterraneo le depressioni delle medie latitudini l’aria fredda trova il mare molto caldo e sulla costa dalmata le precipitazioni, spesso a carattere temporalesco in settembre ed ottobre, possono essere veramente torrenziali.

Le precipitazioni complessive superano ovunque gli 800 mm/anno (ma quasi sempre i 1000 e spesso i 2000) su quasi tutta la fascia costiera dall’Istria alle coste montenegrine, con massimi pluviometrici proprio su queste ultime, dove il rilievo retrostante è più alto, e nella zona di Rijeka. Anche sui rilievi croati (come in quelli bosniaci, kosovari e montenegrini) si superano i 1000 mm/anno, mentre nel resto del paese le precipitazioni sono comprese tra 700 e 900 mm. La zona più asciutta, lontana dal mare e da ogni rilievo che possa esaltare le precipitazioni, è la Podravina, con i suoi 500-700 mm/anno di precipitazioni.

E proprio dalla zona costiera cominciamo a verificare alcuna località. Pula, nell’Istria croata, ha queste medie termiche (temperature tutte espresse in °C): gennaio 5,6°, aprile 11,7°, luglio 22,7°, ottobre 15,1°, anno 13,7°. Escursione giornaliera intorno ai 9°, che scendono a 7,5° in tardo autunno/inverno (minime/massime 1,7°/9,2° in gennaio) e salgono a oltre 10° in estate (minime/massime in luglio 17,4°/27,9°). Le precipitazioni ammontano a 871 mm/anno, con massimo autunnale (da settembre a dicembre sempre oltre 80 mm/mese, con picco in novembre con 112) e poco evidente minimo a inizio estate (luglio 48 mm, giugno 53).

Rijeka, l’antica Fiume, si trova in una posizione più favorevole, per motivi orografici, a precipitazioni intense, avendo alle spalle importanti rilievi. Vi cadono 1532 mm/anno, con massimo autunnale (ottobre 178 mm, novembre 183) e poco significativo minimo estivo (luglio 78 mm, agosto 101). Le temperature medie dei mesi più rappresentativi delle diverse stagioni: gennaio 5,7°, aprile 12,5°, luglio 23,3°, ottobre 14,6° (media annua 14,0°). A Pula come a Rijeka i frequenti episodi di bora (anche scura, con nevicate) si fanno sentire nelle medie invernali, che come vedremo sono molto inferiori rispetto a quelle della Dalmazia.

Split (Spalato) si trova in Dalmazia, quasi di fronte ad Ancona. Queste le medie termiche (stazione Marjan): gennaio 7,9°, aprile 14,1°, luglio 25,8°, ottobre 17,1°, anno 16,2°. Precipitazioni: 804 mm/anno, con regime molto diverso dall’Istria, visto che l’estate è molto asciutta (luglio 26 mm, agosto 43), settembre (71 mm) vede iniziare solo dopo metà mese piogge importanti, le forti piogge autunnali (novembre 113 mm, dicembre 104) continuano appena più ridotte in inverno (gennaio 77 mm) per calare gradualmente fino ai 50 mm di giugno.

Di Dubrovnik, l’antica e bellissima Ragusa, abbiamo questi dati termici, in cui spicca l’inverno mitissimo, grazie al riparo offerto dai monti: gennaio 9,1°, aprile 14,1°, luglio 24,8° (agosto 24,9°), ottobre 17,8°, anno 16,5°. Pienamente mediterraneo il regime delle precipitazioni, con massimo in tardo autunno e inverno (novembre 149 mm, dicembre 138), copiose precipitazioni anche nel cuore dell’inverno (gennaio 117 mm), riduzione delle piogge in primavera (aprile 90 mm), minimo estivo (luglio 34 mm) e ripresa autunnale (ottobre 122 mm), per un totale di 1135 mm/anno. Sia a Split che a Dubrovnik, come sulla galassia di isole della Dalmazia, la neve sul mare è molto rara.

Segue a:
https://www.meteogiornale.it/notizia/18096-1-il-clima-della-croazia-seconda-parte

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