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Il clima del Plateau Antartico – Parte II

di Stefano Di Battista
13 Feb 2005 - 20:06
in Senza categoria
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Nuvolo o ghiaccio? Foto archivio MeteoGiornale.
La curva tautocrona delle temperature ha permesso di costruire le isoterme del plateau antartico, dando modo di comprendere quale sia, a grandi linee, il clima della calotta orientale. Si è trattato di un immane lavoro, realizzato da équipe di ricercatori che, per mesi, hanno percorso migliaia di chilometri, stabilendo stazioni di analisi glaciologica per la valutazione di parametri fisici e chimici.

Una di queste imprese fu quella denominata “South Pole – Queen Maud Land traverse” che, nel 1964-’68, lungo un percorso a zigzag di circa 4.200 chilometri, diede luogo a 75 stazioni (circa una ogni 55 chilometri). I dati che ne emersero sono, per certi versi, sorprendenti. La temperatura media annua, misurata a 10 metri di profondità, ha infatti un andamento disomogeneo rispetto alla quota. In particolare, durante la seconda traversa (15 dicembre 1965 – 29 gennaio 1966), digradando dal Polo dell’Inaccessibilità (3.718 metri) e procedendo verso nord ovest, la temperatura cresce col diminuire della quota fino a 2.750 metri, ma poi torna a scendere: tant’è che, a 2.510 metri, è più bassa di 1,1 °C; piegando però verso est, si assiste a un nuovo aumento inverso alla quota, che tocca il massimo a 2.760 metri; di lì, salendo verso Plateau Station, ha luogo una discesa molto forte, con un gradiente adiabatico pari a -1,57 °C/100 m. La sintesi, con il catalogo completo dei 415 chilometri finali, rende meglio la realtà di fatto (Picciotto, pp. 259-261):
3.720 m -57,2 °C
2.750 m -45,6 °C
2.510 m -46,7 °C
2.760 m -44,9 °C
3.050 m -48,4 °C
3.260 m -50,8 °C
3.410 m -53,6 °C
3.510 m -55,4 °C
3.620 m -58,4 °C

La crescita della temperatura con la quota, per la verità, era già stata documentata nel 1962-’63 durante una traversa al Polo Sud: tra 87°55′ e 88°04′ lat. S, procedendo a est da 2.517 a 3.002 metri, la media annua, sempre misurata a 10 metri di profondità, passava da -47,1 °C a -44,9 °C. «Questa anomalia – veniva spiegato – è probabilmente dovuta all’effetto dei venti catabatici» (Taylor, p. 221). Il che conferma come le condizioni meteorologiche locali abbiano una forte influenza sullo sviluppo del clima nelle varie regioni del plateau.

Per quanto invece riguarda il coefficiente finale rilevato nella traversa tra il Polo dell’Inaccessibilità e Plateau Station (-1,57 °C/100 m), è stato fatto notare come in questa regione interna la variazione della temperatura media annua sia significativamente superadibatica, ma la correlazione fra l’aumento di quota e la diminuzione della temperatura non avvenga sempre; tant’è che le ricerche hanno messo in evidenza un doppio polo del freddo, racchiuso entro l’isoterma dei -55 °C (King, pp. 82-83). Il primo, e più vasto di questi poli, si distende all’incirca tra 50° e 120° long. E, includendo Vostok e il Polo dell’Inaccessibilità; il secondo, meno esteso, sta più a nord, all’incirca fra i 30° e i 42° long. E, comprendendo Plateau Station e Dome F (3.810 metri di quota), dove i giapponesi hanno in funzione un’Aws (Dome Fuji).

L’isoterma di -55 °C non racchiude Dome C, ovvero la base Concordia, la cui media annua dovrebbe presumibilmente porsi vicino a quelle registrate dalle Aws in funzione nella zona (fonte Amrc):
Dome C -50,6 °C
Dome C II -50,9 °C

Tale isoterma comprende invece Dome A, il luogo dove i cinesi hanno in progetto una nuova base permanente, che dovrebbe entrare in funzione nel 2010 (Xiaofeng). Questa regione è la più elevata del plateau, e la 21ª spedizione cinese, lo scorso 19 gennaio, ha individuato a 80°22′ lat. S e 77°21′ long. E il culmine, a una quota di 4.093 metri. È qui che si pensa debbano realizzarsi le minime temperature del continente, oltre i limiti finora conosciuti. Prendendo quindi come riferimento il gradiente adiabatico calcolato tra Vostok e Plateau Station (-0,44 °C/100 m: vedi https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10269) e applicandolo a Dome A, si ottiene una temperatura media annua di -58,1 °C: che, se confermata, sarebbe la più bassa effettivamente misurata secondo gli standard della meteorologia classica.

Bibliografia e abbreviazioni:
J.C. King, J. Turner, Antarctic Meteorology and Climatology, Cambridge, 1997.
E. Picciotto, G. Crozaz, W. De Breuck, Accumulation on the South Pole – Queen Maud Land Traverse, 1964-1968, in A.P. Crary (a cura di), Antarctic Snow and Ice Studies II (Antarctic Research Series), Washington, 1971, vol. 16, pp. 257-315.
L.D. Taylor, Glaciological studies on the South Pole Traverse, 1962-1963, in A.P. Crary (a cura di), Antarctic Snow and Ice Studies II (Antarctic Research Series), Washington, 1971, vol. 16, pp. 209-224.
G. Xiaofeng, Polar venture to reach icecap, «China Daily», 23 settembre 2004.

Amrc = Antarctic meteorological research center
https://amrc.ssec.wisc.edu/

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