Le tendenze climatiche in atto in Italia, elaborate da ENEA per la “Terza Comunicazione nazionale” dell’Italia alle Nazioni Unite (UNFCCC), mostrano segni di cambiamento coerenti con le proiezioni di cambiamento climatico elaborate dal citato organo scientifico consultivo delle Nazioni Unite: IPCC. I cambiamenti osservati in Italia sono analoghi a quanto sta avvenendo in altri Paesi europei e mediterranei (Vedi più sotto “Tendenze climatiche in atto in Italia”).
Gli scenari sui futuri cambiamenti climatici globali (elaborati da IPCC) e sulle conseguenze dei cambiamenti climatici regionali nell’area mediterranea ed in Italia (elaborati da ENEA), pur non essendo allo stato attuale delle conoscenze, abbastanza dettagliati da renderli sicuramente affidabili, forniscono comunque elementi utili di tendenza futura, dai quali si desume che i problemi prioritari che dovrà affrontare l’Italia, sono così sintetizzabili:
1) Gli eventi meteorologici ed idrologici estremi ed in particolare la differenza fra abbondanza e scarsità d’acqua fra nord e sud Italia. Questo problema non è semplicemente una questione di bilancio idrologico, ma ha profonde implicazioni sull’agricoltura, la produzione industriale, l’urbanizzazione, il turismo, la salute e non ultimo il settore assicurativo.
2) Lo spostamento verso nord di tutti i sistemi ecologici ed ambientali naturali che potrebbe portare a profonde modifiche, anche del paesaggio con effetti negativi nel sud Italia e parzialmente positivi nel nord, ma con profonde implicazioni nei settori dell’agricoltura, del turismo e tempo libero, nel settore residenziale.
3) L’innalzamento del livello del mare che porterebbe a problemi di inondazione di alcune decine di aree costiere depresse italiane, oltre che a incremento dell’erosione costiera, a infiltrazioni di acqua salata nelle falde costiere di acqua dolce e altre conseguenze sugli ambienti marino costieri. Questo problema ha forti implicazioni su tutte le attività produttive che sono condotte nelle zone costiere, ma anche sulle attività ricreative e turistiche, e perfino sul patrimonio storico, artistico e culturale, come nel caso di Venezia.
4) Le ripercussioni secondarie connesse con le conseguenze dei cambiamenti climatici, quali la perdita della biodiversità e i rischi di desertificazione che interesserebbero soprattutto il sud Italia. Ripercussioni non trascurabili si avrebbero anche nel campo economico a causa delle modifiche delle opportunità di sviluppo per le varie regioni italiane, soprattutto per quanto riguarda le iniziative economiche, l’occupazione e la distribuzione della ricchezza. Tutto ciò potrebbe determinare anche problemi di equità fra le popolazioni delle differenti regioni italiane.
Questi problemi possono trovare soluzione in parte attuando le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, ma soprattutto attuando le strategie di adattamento ai cambiamenti del clima.
Tendenze climatiche in atto in Italia
Le tendenze climatiche in atto in Italia, si possono così sintetizzare:
1) L’aumento delle temperature medie annuali in Italia (0.6 – 0.8 °C negli ultimi 100 anni) è analogo a quanto succede a livello globale, tuttavia sono aumentate di più le temperature minime (soprattutto al nord) che le massime, e di più le temperature invernali (soprattutto al sud) che quelle estive. Sono anche aumentate, come durata ed intensità, le ondate di calore estivo. Sono diminuite, soprattutto come frequenza, le ondate di freddo invernale.
2) Le precipitazioni totali sono diminuite in tutto il territorio nazionale con maggiori riduzioni nelle regioni centro-meridionali, rispetto a quelle settentrionali; ma è diminuito soprattutto il numero complessivo dei giorni di pioggia di circa 14% in questi ultimi 50 anni, con una tendenza generale e per tutte le regioni, sia all’aumento dell’intensità delle precipitazioni e ad una diminuzione della loro durata. Sono in aumento anche i fenomeni siccitosi la cui persistenza è, nelle regioni settentrionali, maggiore in inverno, mentre nelle regioni meridionali, maggiore in estate.
3) Le risorse idriche complessive, valutate attualmente in circa 50 miliardi di metri cubi per anno, già distribuite in modo disomogeneo fra nord (41%), centro (26%), sud (20%) ed isole (6%), tendono a ridursi complessivamente a causa della riduzione delle precipitazioni, all’aumento della evapotraspirazione, all’aumento degli emungimenti, e a distribuirsi in modo ancor più disomogeneo con riduzioni più marcate al sud e nelle isole e meno marcate al nord ed al centro.
4) Livello del mare. Quantunque a livello globale, a partire dal 1900, il livello medio del mare è andato progressivamente aumentando di circa 10-20 millimetri in un secolo, tuttavia nel mare Mediterraneo, dopo una fase iniziale di innalzamento progressivo analogo a quello osservato a livello globale, sono apparse anomalie nei tassi di crescita particolarmente evidenti negli ultimi 30 anni, ma soprattutto in questi ultimi 15 anni, durante i quali il livello marino è rimasto stazionario o ha mostrato addirittura sintomi di diminuzione. Ciò, secondo analisi in corso, deriva da due fattori: a) l’aumento di evaporazione, a causa del riscaldamento globale, e la contemporanea diminuzione degli apporti dai fiumi, a causa della diminuzione delle precipitazioni ed all’aumento degli emungimenti idrici fluviali; b) l’aumento di salinizzazione con formazione di acque dense che impediscono in parte gli apporti di riequilibrio idrico a Gibilterra fra Atlantico e Mediterraneo.
5) La qualità dei suoli tende a degradarsi soprattutto al sud, anche se non esclusivamente per problemi climatici. Le aree aride, semi-aride e sub umide secche, che si trasformano in aree degradate, interessano attualmente il 47% dellaSicilia, il 31,2% della Sardegna, il 60% della Puglia, ed il 54% della Basilicata. Concorrono al degrado del suolo anche le modalità non adatte alle specificità territoriali di uso del suolo ed i cambiamenti di uso del suolo, e la crescita degli incendi boschivi Inoltre, il degrado è accentuato da fattori in parte dovuti ai cambiamenti del clima ed in parte di origine antropica quali l’erosione, la salinizzazione, la perdita di sostanza organica, l’impermeabilizzazione e, in taluni casi, anche i fenomeni di forte ruscellamento da eventi alluvionali.
Prof. Vincenzo Ferrara, ENEA
Prima parte
Il clima che cambia e le strategie internazionali dell’ONU:
https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=15041
Nota di Redazione:
La relazione scritta alcuni anni fa non fa riferimento ad alcuni recenti ulteriori mutamenti climatici avvenuti anche in Italia