Se le emissioni di carbonio in atmosfera continueranno ad aumentare, le anomale temperature del 2015 e del 2016 potrebbero diventare la norma. Ciò che preoccupa è che secondo i ricercatori anche adottando qualsiasi azione per ridurre gli effetti negativi del riscaldamento globale, la lentezza climatica ad adattarsi alle nuove situazioni dovrebbe consegnarci standard termici come gli attuali sino al 2040 anni.
Ovviamente non siamo noi a sostenerlo, bensì il Dr. Sophie Lewis della Australian National University presso il Centre of Excellence for Climate System Science (ARCCSS). Ciononostante si può fare ancora qualcosa per provare quantomeno a porre rimedio alla situazione. Anzitutto riducendo significativamente le emissioni di anidride carbonica, almeno a livello regionale.
“Se non corriamo ai ripari, nei prossimi decenni le stagioni estreme diventeranno inevitabilmente la norma e l’Australia è stato uno dei primi continenti a sperimentare il cambiamento”, continua Lewis, aggiungendo che se entro il 2035 non cambierà qualcosa i 50°C registrati localmente nelle ultime estati potrebbero diventare più frequenti.
“Se si limitano drasticamente le emissioni di gas serra al minimo raccomandato dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, sarebbe già un grosso passo in avanti”, prosegue il ricercatore. Un team di ricercatori hanno poi esaminato le temperature stagionali da dicembre a febbraio in Australia, Europa, Asia e Nord America.
Utilizzando appositi modelli climatici si è scoperto che, mentre la temperatura media globale raggiungerà inevitabilmente nuovi standard per tutti gli scenari di emissione, a livello stagionale e regionale la situazione è un po ‘diversa. “Questo ci fa pensare che se agiamo rapidamente per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, gli estremi stagionali del XXI° secolo non potranno essere considerati come il nuovo standard. Se invece continuassimo a cincischiare quanto avvenuto negli ultimi anni sarà soltanto una piccola manifestazione di quel che potrebbe accadere. Potremmo trovarci davanti a condizioni meteo climatiche che la nostra civiltà non ha mai sperimentato”, conclude Lewis.