E’ il monito lanciato da un esperto dell’Università di Sheffield attraverso uno studio pubblicato nella rivista Nature .
Il Professor Steve Banwart insegna presso l’Università di Kroto Research Institute ed è uno degli studiosi che stanno contribuendo ad affrontare la sfida sui suoli come parte di un nuovo programma di ricerca internazionale, denominato Critical Zone Observatories (Czos), finanziato inizialmente dalla National Science Foundation negli Stati Uniti e dalla Commissione europea.
In alcune parti del mondo, le perdite a causa dell’erosione sono notevolmente superiori al tasso naturale di formazione del suolo e l’intensità delle attività umane si sta ripercuotendo sulla capacità del suolo di produrre cibo, immagazzinare carbonio dall’atmosfera, operare da filtro per l’acqua acqua e il sostentamento della biodiversità. A causa della crescente domanda di cibo, la sola intensificazione dell’agricoltura metterà a dura prova i suoli di tutto il mondo nei prossimi decenni. Se a ciò si va ad aggiungere l’effetto prodotto dai cambiamenti climatici, le conseguenze potrebbero rivelarsi devastanti.
I suoli sono il cuore della cosiddetta “zona critica” della Terra, ovvero rappresentano le fondamenta della vita del pianeta. I Czos sono progetti internazionali che metteono insieme esperti multidisciplinari provenienti da tutto il mondo e consentono di concentrare le risorse scientifiche disponibili per cercare di risolvere la sfida dei suoli. Attualmente ci sono oltre 30 Czos in Paesi diversi e stanno iniziando ad integrarsi l’un con l’altro. L’obiettivo di questo sforzo internazionale è quello di sviluppare modelli matematici che consentano di prevedere come i suoli e i servizi che forniscono cambieranno con l’intensificazione delle attività umane. L’obiettivo è ovviamente trovare soluzioni, ad esempio per aumentare i raccolti, senza compromettere gli altri ruoli del suolo.
Ciò potrebbe essere fatto in tanti modi, sussistono certamente strade alternative per aumentare i raccolti, ma sarebbe bene trovare delle soluzione prima che i suoli si deteriorino perdendo la loro fertilità. I requisiti fondamentali dei Czos puntano ad accelerare la ricerca attraverso una maggiore collaborazione internazionale integrando programmi nazionali con le attività delle imprese coinvolte nello sfruttamento dei suoli. Solo così si potrà passare dalla ricerca alla messa a punto di soluzioni pratiche. Dato il possibile raddoppio della domanda di cibo entro il 2050, gli scienziati stanno discutendo sulla possibilità di mettere in atto eventuali rimedi entro il prossimi decennio.
Professore Banwart afferma: “La sfida è chiara. Abbiamo bisogno di metodi di previsione rigorosi per quantificare quanto suolo poter utilizzare, per valutare le opzioni per il mantenimento o l’estensione e per determinare come il processo di declino può essere invertito. E abbiamo bisogno di tutte queste cose possibilmente nell’arco di 10 anni”.