Sono ore di passione su alcune zone della Spagna sudorientale. Il vortice afro mediterraneo, un vero e proprio ciclone mediterraneo, si sta abbattendo con furia inaudita fin dall’altro ieri sera. Sono condizioni meteo estreme, condizioni che in passato rappresentavano un eccezione e che invece – da alcuni anni a questa parte – rappresentano la regola.
Checché se ne dica è colpa del riscaldamento globale. Che piaccia o no le ripetute ondate di caldo dell’Estate hanno infiammato il Mediterraneo. Il calore in eccesso si accumula nel mare, penetrando gradualmente in profondità. Non bastano 10 giorni di fresco, peraltro solamente in alcuni settori, a decretare la fine dei pericoli.
Il calore viene rilasciato lentamente, spesso in concomitanza di incursioni perturbate apparentemente innocue. Figuriamoci se a decretare il maltempo è una saccatura proveniente dal nord Atlantico. L’aria fredda non fa altro che esaltare i contrasti termici e l’energia che ne scaturisce può dar luogo a strutture cicloniche come quella in oggetto.
Fortuna vuole, ovviamente per noi italiani, che le proiezioni meteo siano cambiate. La scorsa settimana, di questi tempi, alcuni modelli matematici ad alta risoluzione piazzavano il vortice a ridosso della Sardegna. Se fosse andata così le piogge torrenziali che stanno provocando le alluvioni iberiche si sarebbero abbattute su alcune regioni d’Italia.
Pericolo scampato? Per il momento sì. Ma sarà bene non abbassare mai la guardia. Stiamo andando incontro a un periodo anticiclonico, un periodo durante il quale le temperature torneranno al di sopra delle medie stagionali. Le anomalie potrebbero attestarsi sui 6-8°C e sono tanti. Significa calore in eccesso, significa che il Mediterraneo riprenderà a immagazzinarlo. Ovviamente più durerà l’anomalia più andremo incontro a rischi incalcolabili.
Non dimentichiamoci che in passato abbiamo avuto situazioni cicloniche particolarmente cattive tanto a ottobre quanto a novembre. Dipende ovviamente dall’andamento termico, più caldo fa più crescono le probabilità che a ogni minimo affondo d’aria fresca si scateni il finimondo.