Sarebbe stata l’eccezionale ondata di calore registratasi nel 2016 ad aver causato lo sbiancamento dei coralli e la conseguente morte addirittura di quasi il 30 per cento della Grande barriera corallina australiana.
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature ha studiato la moria di coralli del 2016, a seguito di periodo insolitamente lungo di temperature molto elevate nelle acque dell’Australia nord-orientale. Ne è emerso che praticamente un terzo delle oltre 3.800 barriere non ha sopportato il caldo eccessivo.
In media sono andati perduti il 30 per cento dei coralli nei nove mesi da marzo a novembre 2016. I ricercatori hanno studiato le temperature grazie ai satelliti e si sono tuffati tra i coralli per osservare da vicino il cambiamento in atto.
Per almeno otto mesi l’esposizione a un’anomalia fino a 6 gradi centigradi ha portato allo sbiancamento e alla morte di oltre due terzi dei coralli nella parte settentrionale della barriera. La perdita del colore, è infatti il primo l’effetto sugli organismi dell’innalzamento della temperatura.
Un fenomeno di una portata senza precedenti che si è manifestato anche l’anno successivo, questa volta colpendo la parte centrale. Il risultato è che la maggior parte dei coralli che si estendono per 2300 km al largo della costa nordest dell’Australia, non sono riusciti a superare le estreme temperature registrate.
Solo il 10% dei coralli, quelli più forti, è sfuggito agli effetti del riscaldamento estremo. Per questo l’aspetto della barriera corallina probabilmente non sarà più lo stesso, se anche l’uomo dovesse riuscire nell’intento di mitigare gli effetti del riscaldamento globale riducendo le emissioni di gas serra.