Gran parte della settimana appena trascorsa è stata caratterizzata dall’afflusso di correnti umide ma in genere poco produttive sulle regioni del Nord, con cieli spesso chiusi da un tappeto di nubi di scarsa consistenza, senza precipitazioni di particolare rilievo. La situazione è poi drasticamente mutata in coincidenza della parte iniziale del week-end, quando il transito pur rapido di una saccatura (ondulazione ciclonica) ha creato i presupposti per un’accentuazione delle precipitazioni, che hanno assunto carattere localmente violento con accumuli assai significativi, per via di un richiamo di correnti meridionali a tutte le quote, con sovrapposizione di venti sciroccali nei bassi strati al libeccio in quota.
Ha fatto molto notizia il nubifragio di Milano, con allagamenti importanti a causa dell’esondazione del fiume Seveso. I dati pluviometrici riscontrati sabato in provincia hanno visto primeggiare, sulla base della rete di stazioni di rilevazione del Centrometeolombardo, il paese di Linate con ben 122,2 mm, seguiti dai 121,2 mm di Inveruno ed i 116,3 mm di Rescaldina. Più a nord, tra Monza e la Brianza, sono stati misurati 105,7 mm a Meda e 94 mm a Varlassina. Tra le altre località che hanno ricevuto più pioggia nella sola giornata di sabato, vanno segnalati i 102 mm di S. Maria Hoè, sul lecchese, i 99,6 mm di Cantù, sul comasco, ed i 113 mm di San Pellegrino Terme, sul bergamasco.
Non è stata tuttavia solo l’area milanese e la Lombardia ad essere penalizzata dal maltempo, con precipitazioni sorprendentemente superiori rispetto a quelle che erano state stimate dalle elaborazioni modellistiche. Fra le regioni più colpite dalla fase perturbata vi sono infatti il Friuli-Venezia Giulia e la Toscana, ove peraltro erano comunque parzialmente messe in conto abbondanti precipitazioni, in quanto si tratta di zone notoriamente molto esposte, sotto il profilo orografico, alle correnti da W/SW.
Il quadro meteorologico così perturbato è stato ulteriormente rafforzato dal fatto che le precipitazioni più imponenti non si sono accanite solamente su zone immediatamente a ridosso dei maggiori contrafforti montuosi, ma hanno colpito anche aree normalmente meno esposte dove non si attendevano certo tali piogge. Il caso della Venezia Giulia è eloquente, con il diluvio che ha assediato sabato con forza in particolar modo le zone del goriziano e del triestino: nella sola giornata di sabato si sono infatti avute precipitazioni dell’ordine dei 184 millimetri a Sgonico e 198 millimetri a Borgo Grotta Gigante.
Sul capoluogo giuliano si sono avuti ben 133 millimetri, ma fra le varie centraline meteo della città vanno sottolineati i 164 millimetri misurati sulla sede dell’ISMAR, in quanto si tratta del secondo accumulo pluviometrico più elevato mai raggiunto in 24 ore dopo i 179,8 millimetri del 29 agosto 1995. Naturalmente una tale quantità d’acqua ha creato non pochi problemi, in termini di allagamenti e frane. Le forti piogge hanno poi assediato la Slovenia, mentre in alcune zone delle Alpi e delle Prealpi Giulie, ove i fenomeni sono perdurati per più giorni, si sono avute punte persino superiori ai 400 millimetri nell’arco di tutta la fase perturbata.
Se la Liguria è stata in quest’occasione pressoché risparmiata da forti eventi piovosi (con eccezione dell’entroterra di Chiavari, dove sono stati misurati oltre 200 millimetri), in Toscana invece il maltempo l’ha fatta da padrone. Le maggiori precipitazioni stavolta non hanno colpito le province più settentrionali, ma si sono accanite sabato con associati temporali sulle aree centrali appenniniche (colline del Chianti e zone limitrofe) soprattutto fra il fiorentino e l’aretino: in sole 24 ore le piogge cadute hanno largamente superato la media mensile e si segnalano proprio in provincia di Firenze i 139,8 mm di Gambassi Terme, i 129,2 mm di Marradi e i 129,2 mm di Certaldo. Si tratta di precipitazioni davvero eccezionali in zone che di solito non vengono particolarmente colpite dal maltempo così intenso in settembre e si stimano tempi di ritorno pluridecennali.
Le sorprese non sono finite qui, in quanto la parte più intensa della perturbazione è stata capace di sfondare anche tra la Romagna e parte delle Marche, con nubifragi che hanno scaricato punte localmente attorno ai 100 millimetri soprattutto tra il forlivese, il riminese, ed il pesarese. Sul resto d’Italia ben poco è accaduto, perché la perturbazione è stata prontamente spazzata verso levante. Il dato saliente riguarda le temperature, scese su valori nella norma soprattutto al Sud e sulle due Isole Maggiori, dopo l’ondata di caldo di stampo estivo che aveva caratterizzato parte della scorsa settimana.