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Gran caldo, nel periodo pre-pasquale, in Medio Oriente e Indocina

di Giovanni Staiano
17 Apr 2006 - 22:33
in Senza categoria
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Immagine di Aqaba, la città giordana sul Mar Rosso, di fronte alla israeliana Eilat. Fonte www.jordigaya.net
Venerdì 14 aprile un gran caldo fuori stagione ha interessato il Medio Oriente. In Israele, Tel Aviv ha superato i 36°C, circa 11°C più della media stagionale. Sul Mar Rosso, Eilat, in Israele, e la dirimpettaia Aqaba, in Giordania, hanno raggiunto rispettivamente 39° e 38°C, circa 8°C più della media. Nel nordest dell’Egitto, El’Arish ha superato i 37°C. Nelle successive 48 ore il quadro termico è mutato drasticamente e domenica 16 aprile Eilat e Aqaba si sono fermate rispettivamente a 23,0° e 22,8°c di massima.

Gran parte dell’Indocina ha sofferto condizioni di gran caldo opprimente lo scorso mercoledì 12 aprile. Molte località hanno superato i 38°C e Monywa, in Myanmar, ha superato i 43°C. A Bangkok, capitale della Thailandia, la combinazione di temperatura oltre i 37°C, umidità molto elevata, soleggiamento e mancanza di vento ha portato il calore percepito fino a 55°C. Giovedì si sono nuovamente superati i 43°C a Monywa, come pure a Mandalay, sempre in Myanmar.

Una perturbazione ha portato intense piogge nel sud del Giappone nella prima parte della scorsa settimana. Fra le località più piovose, segnaliamo Owase, sull’isola Honshu, con 274 mm in 72 ore. Sempre su Honshu, 183 mm nello stesso arco temporale a Omaezaki. Nelle isole minori di Fukue e Oshima, nelle stesse 72 ore sono caduti 226 e 198 mm.

Un fronte freddo ha portato intensi rovesci, in prevalenza temporaleschi, in parte della Cina sudorientale, tra martedì 11 e mercoledì 12 aprile. Sono caduti, in 48 ore, 173 mm a Yichun, 117 mm a Jingdezhen, 102 mm a Jiangling.

Nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 aprile, ora locale, rovesci temporaleschi hanno scaricato 130 mm in 6 ore a Palembang, nel sud dell’isola di Sumatra, in Indonesia. Ulteriori rovesci nella giornata di giovedì hanno scaricato ulteriori 36 mm.

Il sole di aprile scalda, nelle ore diurne, le steppe ancora “congelate” della Jacuzia, nella Russia asiatica, dove in questo periodo dell’anno le escursioni giornaliere sono spesso molto elevate. A Ojmjakon sabato 15 aprile gli estremi termici sono stati -34,0°/-6,8°C, domenica 16 aprile -34,2°/-7,6°C.

Gran caldo su parte del Messico occidentale mercoledì 12 aprile. Nella città di Choix, che si trova nel nord dello stato di Sinaloa, si sono superati i 44°C. Empalme, nello stato di Sonora, e Ciudad Constitucion, nella Baja California, sono salite fino a 42°C. Questi valori sono 11°-14°C superiori a quelli medi della seconda decade di aprile.

Sabato 15 aprile molto caldo in Senegal. Alcune massime: Matam 47,5°C, Linguere 43,6°C, Kaolack 43,5°C, Podor 42,5°C. Temperature molto elevate anche in Mauritania (Nema 45,8°C, Aioun el Atrouss 45,0°C, Kaedi 44,5°C) e Mali (Kayes 45,°C, Segou 45,0°C, Timbuctu 44,5°C, Gao 44,4°C). Domenica 16, Matam si è ripetuta agli stessi livelli del sabato, raggiungendo i 47,4°C.

Mercoledì 12 aprile, forti venti hanno continuato a investire, per il decimo giorno consecutivo, le isole russe della Novaya Zemlya, nel nordovest del paese. A Malyye Karmakuly, il vento sostenuto ha spirato a oltre 40 miglia orarie per tutti e 10 i giorni compresi tra il 3 e il 12 aprile, con velocità spesso superiore a 60 miglia orarie e picchi massimi di 75 miglia orarie. La temperatura durante questa lunga “striscia” si è mossa tra -20° e -9°C.

Giovedì 13 e venerdì 14 aprile il vento ha continuato a soffiare molto violento a Malyye Karmakuly, ancora con picchi oltre le 60-65 miglia orarie. Solo nella serata di venerdì il vento è finalmente sceso sotto le 40 miglia orarie di velocità.

Il Danubio minaccia di inondare la capitale serba Belgrado e altre città dell’Europa sudorientale, dopo che le forti piogge hanno portato il fiume ai livelli più alti nell’ultimo secolo. Il Danubio, alimentato dalla pioggia e dalla neve sciolta nel centro Europa, ha raggiunto domenica 16 aprile il record da 111 anni, costringendo centinaia di persone nei Balcani a trovare rifugio e mettendone altre migliaia a rischio. Un ingorgo nella stretta gola di Djerdap in Serbia, vicino al confine con la Romania, ha impedito alle acque del fiume di defluire, alzandone il livello nel tratto verso Belgrado. “Abbiamo rinforzato gli argini che resisteranno all’onda ma la domanda è quanto a lungo il livello dell’acqua rimarrà così alto. Questo è ciò che preoccupa”, ha detto Srdjan Jovanovic, capo della squadra incaricata della salvaguardia ambientale a Belgrado. Jovanovic ha rivolto un appello ai cittadini ad evitare di recarsi in gita sul fiume Sava, che converge anch’esso in città, dicendo che alcune ragazze hanno forato i sacchi di sabbia con i tacchi, aumentando il rischio che la barriera non tenga. “L’intera zona di svago sarebbe allagata in pochi secondi”, ha aggiunto. Nel centro di Smederovo, le acque hanno inondato l’antica fortezza della città, la stazione ferroviaria e altri edifici. Molte case lungo il Danubio da Belgrado a Smederovo sono allagate. Problemi si stanno riscontrando anche in Romania, dove un’alluvione provocata artificialmente ha impedito che il fiume inondasse le città vicine fino in Bulgaria. L’operazione ha però richiesto l’evacuazione di 113 persone nel villaggio di Rast, nella Romania sudoccidentale, portando a 750 il numero totale di evacuati nel Paese. Altre 500 persone saranno allontanate se la situazione dovesse peggiorare.

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