Dalla relazione presentata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, condotta dall’Università Northeaster (USA) si evince come gli eventi meteorologici estremi diverranno sempre più intensi e numerosi nei prossimi anni. Molti studi effettuati ad oggi ci mostravano la possibile evoluzione del riscaldamento globale del pianeta, ma la maggior parte di questi si sono concentrati sull’analisi del tipo di differenza ci sarà tra le giornate più calde o più fredde da un anno all’altro.
La ricerca in oggetto, invece, ha voluto mettere in luce la variabilità delle temperature estreme. Per esempio, mentre si prevede che il numero medio di nuovi record per le temperature più alte e più basse aumenterà di anno in anno, ci saranno maggiori differenze se si considerano le temperature più basse e quelle più alte. Per farla semplice: l’aumento della temperatura media globale del pianeta verrà accompagnato da un maggior numero di eventi di ondate di freddo o di caldo.
Lo studio ci mostra anche come il riscaldamento nell’Artico sia effettivamente preoccupante (destinato a proseguire) e soggetto ai cambiamenti nella struttura del vortice polare. Le variazioni strutturali favorirebbero la dislocazione delle gelide masse d’aria dalle alte latitudini verso le temperate latitudini dell’America e dell’Eurasia .
Uno degli aspetti fondamentali della ricerca è legato all’evoluzione socio – economica in relazione ai fenomeni estremi. La capacità di anticipare questi cambiamenti consente la progettazione di piani di emergenza adeguati, o ancora affinare i premi delle assicurazioni agricole in modo che possano far fronte alle nuove perdite economiche su colture fondamentali quali il riso e il grano.
Un altro interessante aspetto emerso dall’analisi, in tema di riscaldamento dell’Artico, è l’amplificazione delle ondulazioni del Jet Stream ed in particolare durante le stagioni autunno-vernine degli ultimi decenni. Tali disturbi sarebbero responsabili della concatenazione di eventi meteorologici sempre più estremi.
Ma perché proprio in autunno? Perché in autunno, quando il sole lascia il Polo Nord e il Mare Glaciale Artico comincia a congelare, il mare rilascia il calore accumulato verso l’atmosfera. Come sappiamo, il Jet Stream è alimentato dalla differenza di temperatura tra l’Artico e le aree del pianeta più a sud. Ed ecco quindi che qualsiasi modifica nel gradiente termico tra il Grande Nord e l’Equatore andrebbe ad alterare, pesantemente, la normale struttura della corrente a getto.