Da qualche giorno, giustamente, di parla dell’imminente cambio di circolazione. I modelli matematici di previsione supportano il processo di smantellamento del Vortice Polare, mostrandoci scenari decisamente invernali e variazioni circolatori talmente eclatanti che potrebbero avere ripercussioni anche nel mese di aprile.
Se si parla di freddo solitamente si fa implicitamente riferimento ai cosiddetti “blocchi atmosferici”, ovvero particolari configurazioni bariche che possono favorire episodi di maltempo in varie zone del Mediterraneo.
Possiamo aggiuntere anche un altro elemento: i blocchi determinano un arresto della circolazione zonale, quella che per intenderci determina lo scorrimento delle masse d’aria da ovest verso est (nell’emisfero settentrionale), incidendo sulla distribuzione di piogge e quant’altro.
I blocchi atmosferici, semplicemente block nel linguaggio anglosassone, rappresentano una condizione di anormalità. Talvolta sono accompagnati non soltanto dall’interruzione del flusso zonale, ma da una vera e propria inversione delle correnti d’alta quota: non da ovest verso est, bensì da est verso ovest.
Quella che vi mostriamo è una mappa delle altezze di geopotenziale 500 hPa, rappresentante i valori medi tra il 15 e il 19 gennaio 2000.
Per capire cos’è un blocco dobbiamo prestare attenzione all’area ellittica colorata con tonalità che vanno dal giallo all’ocra: è una zona rappresentante anomalie positive nell’altezza geopotenziale. Fondamentalmente rappresenta la presenza di un’Anticiclone di blocco molto ampio, laddove al contrario dovrebbero esserci delle profonde depressioni.
Capite bene che con un anticiclone a latitudini così elevate le perturbazioni sono costrette a scorrere ad alte latitudini caricandoso d’aria fredda e gettandosi lungo i meridiani.