FERITA SEMPRE APERTA – Sono passati oltre 3 anni da uno degli tsunami più disastrosi mai avvenuti negli ultimi secoli. Ci stiamo riferendo naturalmente al cataclisma che ha devastato le coste giapponesi, soprattutto le zone delle prefetture di Iwate e Miyagi. Erano le ore 14:46 dell’11 marzo 2011 quando si scatenò la scossa pari ad una magnitudo di 8,9 gradi Richter: fu il terremoto più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il quinto più forte in assoluto dell’ultimo secolo. Ben 270 mila persone non son ancora potute rientrare nelle loro case, in quanto distrutte e non ancora ricostruite, oppure rese inagibili dalla radioattività. Si tratta quindi di una tragedia nella tragedia, tanto che migliaia di persone rischiano di dover vivere nei prefabbricati ancora per diversi anni, dato che la ricostruzione procede molto a rilento.
BRIVIDO – In tutto furono circa 18 mila le vittime connesse al sisma ed al conseguente devastante tsunami, che diede tra l’altro origine al dramma di Fukushima, l’emergenza radioattiva della centrale nucleare ancora oggi non risolta. Grazie alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, la gran parte delle vittime e dei danni va ricondotta agli effetti catastrofici dello tsunami. Le immagini dei filmati sottostanti, che valgono la pena di essere visionati per intero, fanno ben intuire come la gran parte della popolazione colpita non abbia potuto avere minimamente modo di trovare scampo di fronte ad onde anomale di questa portata, che hanno raggiunto anche oltre i 10 metri d’altezza, e soprattutto con una portata d’acqua impressionante che si è inoltrata sulla terraferma ad una velocità folle di oltre 700 km/h.
DEFINIZIONE DI TSUNAMI – Si definisce tsunami un’onda anomala sviluppata nella maggior parte dei casi dallo sprigionamento dell’energia di un forte terremoto sottomarino. La parola tsunami è diventata di uso frequente in Italia a partire dal dicembre del 2004 (sostituendo il sinonimo precedentemente più utilizzato di maremoto), quando si verificò la tragedia di Sumatra. Uno tsunami si forma quando si sposta una grandissima massa d’acqua, coinvolgendo dunque i fondali e non solo l’acqua superficiale.