I fulmini sono una presenza da sempre costante su Giove, rilevata dalla maggior parte dei veicoli spaziali che l’hanno visitato. Ma i dati che erano stati finora raccolti sono solo immagini, cioè flash che punteggiano di tanto in tanto il lato buio del pianeta, oppure onde radio a bassa frequenza.
La situazione ora è cambiata con i dati raccolti dalla sonda spaziale Juno della NASA, che contribuiscono a migliorare la comprensione della composizione e della circolazione dei flussi di energia su Giove. Juno è arrivato nell’orbita di Giove il 4 luglio 2016 e da allora studia il pianeta con il suo set di strumenti.
Solo durante i primi 8 passaggi ravvicinati, lo strumento Mwr (Microwave Radiometer Instrument) di Juno ha rilevato ben 377 fulmini. Anche se relativamente simili a quelli sulla Terra, i fulmini su Giove si comportano diversamente.
La distribuzione dei fulmini su Giove è alla rovescia rispetto alla Terra. C’è molta attività vicino ai poli di Giove, ma nessuna vicino all’equatore. Va detto che i fulmini seguono il calore e questo spiega il comportamento su entrambi i pianeti.
La zona equatoriale sulla Terra è quella che riceve maggior calore dal Sole, ed è dunque più facile trovare violenti temporali e scariche di fulmini nell’atmosfera corrispondente a quelle aree. Su Giove è leggermente diverso, perché il gigante gassoso riceve dal Sole 25 volte meno calore rispetto al nostro pianeta.
Come sulla Terra, l’equatore su Giove è la zona più “calda”, ma non abbastanza da creare instabilità nell’atmosfera. Ai poli l’atmosfera è meno stabile e ciò permette ai gas caldi provenienti dall’interno di Giove di salire, favorendo la convezione e quindi i fulmini.