Continua a tremare la terra in Giappone, con scosse d’assestamento che tengono costantemente in apprensione la popolazione, mentre non s’è certo arrestata la fuoriuscita di radiazioni dalla centrale nucleare di Fukushima. L’Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale (NISA) del Giappone ha alzato da 5 a 7 il livello di gravità della crisi nell’impianto nucleare di Fukushima Daiichi, che è ora lo stesso di quello del disastro di Chernobyl del 1986.
La quantità di radiazioni che fuoriescono dalla centrale risulta pari a circa il 10% di quella di Chernobyl. Tuttavia, secondo quanto dichiarato dai funzionari Nisa, uno dei fattori alla base della decisione è che l’importo complessivo di particelle radioattive rilasciate nell’atmosfera dall’inizio della crisi ha raggiunto quantità tali da soddisfare un incidente di livello massimo sulla scala dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica. L’impatto risulta notevole anche sull’oceano, così come sull’acqua corrente e sulle produzioni di verdure. A ciò si aggiunge, appunto, la dichiarazione della Tepco sui timori di un quantitativo di perdite radioattive che alla fine possa essere nel complesso superiore a quello registrato nel caso Chernobyl.
Si tratta di una situazione a dir poco catastrofica, tanto che la regione circostante la centrale nucleare di Fukushima potrebbe rimanere inabitabile per i prossimi dieci o venti anni. La zona di esclusione attorno all’impianto ha attualmente un raggio di 20 chilometri, ma si sta valutando un ulteriore allargamento. Ora si è dunque ufficializzato che siamo di fronte ad un incidente nucleare del livello 7 (quello massimo possibile): la scala di misurazione di questi incidenti è quella INES (International Nuclear Event Scale), stilata a partire dal 1989 dagli specialisti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Finora l’unico incidente di livello sette (catalogato come incidente catastrofico), ovvero con fuoriuscita di materiale radioattivo tale da comportare conseguenze molto rilevanti per salute e ambiente, era stato unicamente quello di Chernobyl, nel 1986 in Unione Sovietica. La scala INES comprende 7 livelli (più un livello 0 al di sotto della scala) ed è divisa in due parti: gli incidenti veri e propri (dal 7º al 4º livello, chiamati “accident”) e i guasti (dal 3° al 1°, denominati “incident”). È una scala logaritmica ed il passaggio da un livello all’altro significa pertanto un aumento di danni di circa dieci volte.