La teoria classica di genesi del foehn, legato all’effetto stau sopravvento, ove si ha condensazione e precipitazione, risulta essere incompleta, anche se corretta. Infatti, come spiegato in un bellissimo articolo apparso recentemente su Nimbus, questa teoria non è in grado di giustificare tutti i fenomeni di foehn che avvengono.
In pratica il riscaldamento da foehn non è semplicemente dovuto al diverso gradiente termico nel versante sopravvento (aria satura, T che cala di 0.6 gradi/100m), dove l’aria risale e condensa, e sottovento (aria secca, T che aumenta di 1 grado/100m), ove la discesa adiabatica secca genera riscaldamento. Si può avere foehn anche senza formazione del muro di foehn, quindi senza avere nubi e pioggia.
In generale il foehn si forma quando si ha la situazione mostrata nella prima figura a lato.
Lo strato di aria fredda, incontrando un ostacolo più alto del suo spessore, resta bloccato ai piedi della montagna. Il flusso sovrastante di aria più calda può invece scavalcare la montagna e scendere dal lato opposto scaldandosi adiabaticamente. Ne risulta un vento caldo e secco, ovvero il foehn, senza che siano necessarie condensazione e pioggia nel versante sopravvento. Ovviamente il foehn si scalda con il gradiente adiabatico, ovvero 1 grado/100m. Quindi il suo effetto sarà tanto più percepito quanto più il gradiente pre-esistente nel lato sottovento è inferiore a tale valore. Questo avviene soprattutto in inverno, mentre in estate gradienti termici prossimi a quello adiabatico rendono praticamente impercettibile l’effetto del foehn.
A riprova di questo fenomeno ci sono le sezioni di temperatura potenziale equivalente. Questa grandezza può essere usata per “tracciare” le traiettorie seguite dalle particelle, e si vede che non provengono dagli strati bassi, ma da sopra l’inversione termica presente nel versante sopravvento.
Vi rimando comunque alla lettura dello splendido articolo dedicato al foehn di D. Schrott e W. Verant, “Il foehn sulle Alpi”, pubblicato recentemente su Nimbus 31/32.
Se invece lo strato di aria fredda che si muove verso l’ostacolo orografico ha uno spessore maggiore dell’altezza della montagna, allora si genera un violento vento discendente e freddo nel versante sottovento, che prende il nome di Bora (seconda figura a lato).