Il 4 Novembre 1966 la città fu colpita da un’alluvione con pochi precedenti nel passato, anzi, i livelli raggiunti dalle acque superarono ogni precedente storico.
Il seguente articolo cerca di ricostruire una cronistoria dell’alluvione, tratta dagli articoli di giornale dell’epoca e dalle varie testimonianze, in un periodo nel quale non esistevano internet, né cellulari, né altri mezzi veloci di comunicazione, tanto che dell’alluvione si seppe solamente molte ore dopo.
Sera del 03 Novembre: inizia a diluviare, ma la città si prepara per la festa del giorno successivo. Nel lontano 1966, infatti, il 04 Novembre era Festa Nazionale, in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale.
Tra i cinema in programmazione quella notte, per ironia della sorte, era proiettato il film La Bibbia, di John Huston, dove c’erano una celebre rappresentazione del Diluvio Universale!
Almeno un cinema in Firenze dovette chiudere a causa delle infiltrazioni d’acqua dovute alla forte pioggia in atto.
Ore 01 di notte del 04 Novembre: il Comandante dei Carabinieri viene svegliato da una telefonata: la situazione dei fiumi nel Valdarno erano preoccupanti, la gente nelle campagne abbandonava le case e portava le bestie in salvo.
Dalle dighe di Levane e di La Penna uscivano quantità enormi di acqua, ben 2100 metri cubi al secondo, una portata equivalente a quella del Po, e si tenevano frenetiche consultazioni su come fermare questa quantità di pioggia.
Ore 02,30: Figline Valdarno era completamente isolata, e ricoperta da due metri di acqua, anche se le persone del Paese erano state portate in salvo, mentre la gente delle campagne aveva trovato scampo sopra i tetti delle case.
Un idrometro a monte di Firenze segnava un’altezza di sei metri e novanta, 45 cm al di sotto della massima piena fino ad allora misurata.
Il Prefetto di Firenze viene avvertito, alcune guardie avvertono gli orafi di Ponte Vecchio, che corrono a sgomberare di oro i propri negozi.
L’Arno sul Ponte Vecchio scorreva appena un metro sotto le arcate, si temeva per la tenuta del ponte stesso all’arrivo dell’onda massima di piena.
Le fogne intanto saltavano e dai tombini si alzavano getti alti un metro, già alcune abitazioni dei Lungarni erano allagate.
Intanto, il torrente Mugnone ruppe gli argini nel corso di questa drammatica notte, ed allagò l’ippodromo di Firenze.
Si era avvertito appena mezz’ora prima il Custode dell’Ippodromo, vennero chiamati di corsa dei camion , che riuscirono a portare in salvo un centinaio di cavalli, ma era troppo tardi, ed una settantina di purosangue morirono annegati.
Nell’Hinterland fiorentino iniziava la tragedia, l’Osmannoro, la zona industriale, venne allagato, una famiglia di tre persone venne travolta dall’onda di piena, gli adulti si salvarono a stento, la bambina di tre anni venne portata via.
Alba del 04 Novembre, ore 04 di notte: I cacciatori si svegliarono e si diressero verso la campagna, ignari del fatto che la campagna era oramai un lago, le autorità non sapevano cosa prevedere dell’evoluzione.
L’onda di piena delle dighe di Levane e di La Penna giunse in città, assieme alle acque tumultuose degli affluenti, e l’Arno non potè più sopportare la grande massa delle acque.
Mentre la città dormiva, fortunatamente per il giorno di festa (se fosse avvenuto tutto in una normale giornata lavorativa, con il traffico paralizzato dalle auto, sarebbe stata una tragedia mortale), l’Arno iniziò a tracimare dal Lungarno Acciaioli e nella zona delle Grazie.
Saltarono ovunque luce, acqua e gas.
Ore 06: già 15-20 cm di acqua melmosa correva per le strade di Firenze, allagando i numerosi negozi del centro storico, presto l’altezza dell’Arno raggiunse il mezzo metro.
Ore 07,26 del 04 Novembre: Fu l’ora nella quale si fermarono gli orologi elettronici, ed il Ponte di San Niccolò venne invaso dalle acque.
Dal Ponte Vecchio e dal Ponte alle Grazie il fiume veniva giù a scroscio, l’esercito non poteva fermare più il fiume con i sacchi di sabbia.
L’acqua iniziò a correre sempre più alta per la città, e ci furono le prime vittime.
Alle otto venne allagato l’Ospedale di San Giovanni di Dio, l’acqua giunse a sorpresa, a lume di candela medici ed infermieri cercarono disperatamente di salvare i malati, diversi dei quali erano stati operati appena il giorno prima.
Per due giorni l’ospedale dovette sopravvivere solo con venti bottiglie di acqua minerale e dieci polli, per centinaia di persone, malati ed operati.
Sembrava che l’onda di piena avesse oramai superato il massimo, ma non era così, continuava a piovere a dirotto, e le acque seguitavano a salire.
Ore 09: tantissime persone che erano uscite di casa al mattino presto, non poterono più rientrare nelle loro abitazioni, il traffico era nel caos e le strade chiuse.
La celebre Piazza del Duomo era ancora all’asciutto, e così Piazza della Signoria.
Ore 09,45: l’acqua irrompe anche in Piazza del Duomo accompagnata dalla nafta, un colore nerastro e viscido (le caldaie per il riscaldamento erano allora quasi tutte a gasolio).
Sarebbe stata proprio la linea nera della nafta, rimasta sopra i muri delle case, a segnare l’altezza raggiunta dall’Arno in città.
Intanto, un fiume di acqua melmosa, nafta, alberi, irrompe nel Duomo e nel Battistero, rovinando per sempre il famoso Crocifisso di Cimabue, e tantissime opere d’arte di valore inestimabile.
Ore 11: Finalmente Radio Londra lancia l’allarme : “il mondo sta perdendo una delle sue gemme: Firenze”!
Ore 11,30: Esplosione e colonna di fumo nero: esplode un deposito di kerosene in Piazza Beccaria.
Ore 12: l’onda di piena raggiunge il Manicomio di San Salvi (allora esistevano ancora queste strutture), sollevando i pavimenti, portando via tutti i farmaci dei malati che venivano trasferiti ai piani superiori, mentre l’acqua raggiungeva i tre metri di altezza.
All’ospedale Mayer di Firenze una settantina di nati prematuri rischiavano di morire per il salto della corrente elettrica, furono trovati in emergenza alcuni gruppi elettrogeni che erano stati esposti in uno stand per la festa delle Forze Armate, e furono salvi!
Il giornale radio italiano parlava ancora della Festa , delle celebrazioni, solo come ultima notizia veniva detto dell’ondata di maltempo sull’Italia centrale, e di “qualche” allagamento a Firenze….
Ore 14,30: Finalmente, Marcello Giannini, giornalista della Rai, riesce a dare l’allarme alla radio, portando nelle case degli Italiani il rombo dell’Arno che corre per le strade di Firenze ad una velocità di 60 kmh, tutto travolgendo.
Anche il Presidente Saragat viene finalmente informato tramite l’ANSA.
E cala la notte…..l‘onda di piena continua a crescere, ma molto lentamente, in una città allagata e completamente al buio.
In Via delle Casine, l’Arno raggiunge un’altezza di 4,95 metri, quasi cinque metri, contro i 1,84 metri dell’alluvione del 03 Novembre 1844.
A Piazza Santa Croce 4,45 metri, contro i 3,5 metri dell’alluvione del 13 Settembre 1557.
In Via San Remigio 4,92 metri contro i 4,22 metri dell’alluvione del 04 Novembre 1333.
Tutti i limiti delle grandi alluvioni storiche vengono così superati.
Ore 01 del 05 Novembre: L’acqua inizia finalmente a decrescere, dapprima con molta lentezza, poi sempre più velocemente, cade oramai della pioviggine, il diluvio è terminato, ma occorreranno ancora delle ore prima che l’Arno defluisca dalla città.
L’alba sorprese una città distrutta, coperta di fango e detriti, colpita nelle sue opere d’arte più preziose.
Ma ancora i soccorsi non arrivavano, non era ancora l’era di internet, le notizie scarse e frammentarie.
Nel giorno del 04 Novembre le comunicazioni telefoniche erano interrotte; quando si riuscì a riallacciare le poche linee rimaste, i telefoni suonavano a vuoto: Presidente del Consiglio,della Repubblica, Segretari, Ministri, etc, erano tutti impegnati nelle celebrazioni della Festa del 04 Novembre, nessuno era presente nelle sedi, nessuno recepì le richieste di aiuto.
Ed in più, quando l’acqua saliva nel cuore della notte, nessuno fu avvertito, non esisteva un servizio di Protezione Civile, nessun allarme fu lanciato, l’Arno invase la città mentre tutti dormivano tranquilli…
Una combinazione di troppa prudenza da parte delle autorità, che non volevano sollevare allarmi ingiustificati e caos (si pensava che l’onda di piena avesse raggiunto il massimo verso le 08, e non certo che raggiungesse i 5 metri di altezza per le strade), ed il fatto che camion militari e dei Carabinieri rimasero intrappolati al di fuori di Firenze, fece sì che la città venne lasciata da sola ad affrontare la peggiore alluvione dell’ultimo millennio.
Adesso, si dice, i tempi sono cambiati, gli allarmi funzionano, il fiume è costantemente monitorato dall’inizio alla fine, tuttavia se cadesse un’identica quantità di pioggia, i problemi probabilmente sarebbero gli stessi, e poco si potrebbe fare per riuscire a contenere la furia del fiume in piena.
L’immagine mostra, in sequenza fotografica, l’altezza dell’acqua raggiunta in Piazza Santa Croce in Firenze.