CONTRASTI ESAGERATI – Proviamo anzitutto a riepilogare in sintesi quello che è stato il meteo delle ultime settimane in Europa: a cavallo fra la fine della seconda e l’inizio della terza decade un vigoroso anticiclone di blocco ha dominato sulle nazioni settentrionali, apportando un’ondata di caldo notevole specie tra Isole Britanniche e parte della Scandinavia. Attorno al 25 maggio, quest’alta pressione si è ritirata verso ovest, in direzione della Groenlandia, e gradualmente si è aperto il varco per l’affondo una depressione d’estrazione artica che si è così impossessata delle aree scandinave, secondo uno schema barico un po’ atipico per questo periodo con movimento delle correnti per meridiani.
FREDDO A NORD, GRAN CALDO SULL’IBERIA – In breve tempo le temperature sono crollate in Scandinavia: dal caldo anomalo si è passato ad un brusco ritorno di freddo quasi invernale, a cui abbiamo già dedicato un approfondimento legato alle [url=https://www.meteogiornale.it/notizia/23493-1-gran-freddo-stoccolma-temperature-mai-cosi-rigide-giugno]temperature molto basse registrate nei primi giorni di giugno.[/url] Contemporaneamente all’azione dell’aria fredda artica sul Nord Europa, che si è in parte propagata verso le nazioni centro-orientali del Continente, una situazione opposta ha invece riguardato le aree occidentali dell’Europa: la presenza di un vortice di bassa pressione sulle Azzorre, al posto dell’omonimo anticiclonico, ha favorito la risalita dell’Africano, la cui aria calda ha investito più direttamente la Spagna e la Francia.
PRECIPITAZIONI DI POCO CONTO – Prima della perturbazione sopraggiunta fra domenica e lunedì, in gran parte d’Europa durante la scorsa settimana non si sono registrate fasi perturbate degne di nota, proprio per via della barriera in parte opposta dall’anticiclone afro-iberico. Le precipitazioni sono state quindi a macchia di leopardo e legate a fenomeni d’instabilità derivanti dai contrasti fra le masse d’aria dalle caratteristiche così diverse: sulle aree centro-orientali dell’Europa, nel bel mezzo di una palude barica, i temporali sono stati più intensi e frequenti, lasciando così in eredità apporti pluviometrici maggiori, in particolar modo per quel che attiene le nazioni baltiche ed i Balcani.