Venti ad oltre 250 km/h, piogge incessanti e trombe d’aria. Bopha, il tifone più violento che ha colpito le Filippine nel 2012, ha seminato morte e distruzione, soprattutto sulla parte sud dell’arcipelago. Attualmente il tifone è in attenuazione ed è stato declassato a categoria 1. Il tragico bilancio, purtroppo ancora provvisorio, è salito a 283 morti, mentre sono ancora migliaia i dispersi. Circa 40 mila le persone finora evacuate. Le piogge torrenziali hanno colpito in modo più feroce l’isola meridionale di Mindanao, dove si concentra la maggior parte delle vittime. La provincia che ha maggiormente sofferto l’impatto di Bopha è Compostela Valley, dove smottamenti e allagamenti hanno travolto edifici, piantagioni e scuole: 151 i morti.
Alcune delle zone più gravemente colpite non sono ancora state raggiunte dai soccorritori a causa dei pesanti danni alle infrastrutture: solo gli elicotteri dell’esercito possono raggiungere le località isolate. In diverse aree le linee elettriche non sono ancora state ristabilite, impedendo le comunicazioni. Il timore delle autorità è che nelle zone più colpite si diffondano epidemie, dato il caldo tropicale e l’impossibilità di seppellire velocemente i cadaveri. Nonostante l’aggravarsi del bilancio, secondo gli esperti il numero delle vittime sarebbe potuto essere di molto maggiore, se le autorità questa volta non avessero preso precauzioni come l’evacuazione preventiva di 170 mila persone. Lo scorso dicembre, il tifone Washi, di intensità minore rispetto a Bopha, causò 1.500 morti seguendo un percorso simile.