Dopo questa intensa ondata di gelo, caratterizzata da abbondanti nevicate con accumuli nevosi record su buona parte del territorio nazionale, ora l’atmosfera, dopo una fase di super lavoro con grande dispendio di energie dinamiche, sembra volersi concedere un tregua fisiologica. Non possiamo pensare che la natura, soprattutto in ambito mediterraneo, possa persistere con la stesa foga che ha caratterizzato la prima decade del mese di febbraio.
Quello che andiamo ad ipotizzare per il prossimo futuro e per circa 6/7 giorni, sembra essere contrassegnato da caratteri meno freddi, quasi miti ed in netto contrasto con il gelo dei giorni scorsi; una sorta di primavera precoce.
In ogni caso l’atmosfera essendo un elemento in continuo movimento, pare non voglia lasciare intentato un ulteriore attacco invernale sull’Europa centrale o centro orientale. In effetti sembra che, nel lungo raggio previsionale e con tutta probabilità tra la fine del mese di febbraio e gli inizi di marzo, si possa attuare una bilobazione (displacement) del Vortice Polare che potrebbe dividersi in due lobi principali, uno dei quali avrebbe tutta l’intenzione di raggiungere, con la sua azione depressionaria molto fredda, le aree continentali europee. Tutto ciò ha due ragioni ben precise: la prima è essenzialmente dovuta ad una fase empirica di perseveranza negativa (diversi giorni caratterizzati da condizioni di freddo estremo e neve diffusa); la seconda, squisitamente deterministica, che propone, nel lungo raggio, l’ipotesi di cui abbiamo accennato sopra. Quindi nuova rimonta dinamica della prima onda pacifica, risposta della seconda atlantica e vortice polare nuovamente in crisi e sotto pressione.
Pur lavorando sul lungo termine, non possiamo escludere che una marcata condizione di freddo possa essere sostituita in maniera non del tutto indolore da una precoce primavera illusoria. Attendiamo sicuramente maggiori conferme, poiché questa non è una previsione, ma solo una possibile tendenza. Sicuramente torneremo a parlare di tale evoluzione per avvalorare questa tesi nei prossimi due, massimo tre giorni.