Lo avevamo previsto con grande anticipo ed è accaduto puntualmente: l’ex Uragano Irene, dopo aver fatto tanta notizia transitando sulla costa orientale degli USA e del Canada, è stato ora veicolato verso la parte nord-occidentale dello scacchiere euro-atlantico. Il perno della spirale ciclonica (ovviamente divenuto già da tempo un classico sistema di bassa pressione extra-tropicale) si trova a sud dell’Islanda ove si misurano ancora valori barici attorno ai 980 millibar: si tratta insomma di una struttura ciclonica abbastanza importante, ma se ne vedono tante altre della stessa entità.
Non è certo così frequente vedere i resti di ex uragani o tempeste tropicali giungere sulla scena europea. In molti non si saranno probabilmente dimenticati di Grace, che ad inizio ottobre del 2009 fece sentire tutta la sua potenza in termini di venti e precipitazioni sulle Isole Britanniche, dopo aver in parte funestato il Portogallo e le coste del Golfo di Biscaglia. Nonostante una potenza per forza di cose attenuata, quindi anche l’Europa ha dovuto fare i conti con dei sistemi depressionari (ex uragani) molto consistenti, in grado di fare danni seppure non comparabili a quelli dei vari uragani tropicali.
Tornando all’attualità, il cuore della depressione tenderà a rimanere quasi stazionario e quindi è bene premettere che non dobbiamo attenderci una sua penetrazione verso il Mediterraneo. Tuttavia, la saccatura generata da questo mulinello perturbato si sta espandendo verso sud in direzione dei settori al largo Golfo di Biscaglia ove si trova il ramo frontale più meridionale. In tutta questa dinamica, le propaggini meridionali dell’onda ciclonica atlantica stanno gradualmente agganciando un nucleo ciclonico ormai da qualche giorno isolato tra la Penisola Iberica e il Marocco (denominato Coppelius).