Ultime settimane di grande paura per gli Stati Uniti, a causa dell’attività imponente degli uragani e tempeste tropicali in Atlantico: prima il temutissimo passaggio di Irene e poi era stata la volta di Lee. Non si sono fortunatamente avuti i danni tremendi che erano stati annunciati, ma a distanza di svariati giorni pesa non poco l’eredità lasciata dal passaggio di queste forti perturbazioni. Le piogge torrenziali sono infatti state la principale caratteristica legata a questi eventi di maltempo e così, solo quando il periodo tempestoso era già ormai terminato, si sono avute inondazioni pesanti su molte aree del nord-est degli Stati Uniti: in sostanza molti fiumi hanno rotto gli argini, specie in Pennsylvania lungo il bacino del Susquehanna.
Danni enormi con strade cancellate e comunità sommerse: una situazione d’autentica emergenza, che solo ora è in via di miglioramento sulle zone più colpite con le acque finalmente in ritirata. Sulla base dei dati NOAA le precipitazioni accumulate fra gli ultimi giorni d’agosto e la prima decade di settembre sono state di livello davvero eccezionale. Come si può apprezzare nelle mappa in alto, le aree più colpite dal maltempo sono risultate quelle comprese fra la Virginia del Nord e lo Stato di New York dove in qualche area si sono riversati la bellezza di oltre 800 millimetri di pioggia (il blu più scuro indica i territori dove si sono localmente superati i 32 pollici, pari ad 812.8 mm), quantitativi enormemente superiori a quelli che mediamente cadono in questo periodo.
Si è trattato di una delle peggiori inondazioni della storia, persino superiore come entità in alcune comunità (tra cui Bloomsburg) a quella che era stata causata dall’uragano Agnes nel 1972. La cresta del fiume Susquehanna ha raggiunto in qualche punto livelli da record: il fiume sta attualmente trascinando un volume notevole di detriti, sedimenti ed acque reflue inquinamenti legate alle tremende alluvioni sulla parte nord-orientale e centrale della Pennsylvania. Un solco indelebile nel paesaggio tipico della zona, anche se questi flussi così elevati talvolta possono in prospettiva creare un miglioramento delle condizioni di qualità dell’acqua della baia, impedendo il proliferare delle alghe.
L’impatto del maltempo è stato quindi localmente devastante, ma è stata fortunatamente limitata la perdita di vite umane, grazie a tutto l’apparato di prevenzione messo in atto dalle autorità. Uragani ben più potenti hanno scosso nella storia del passato gli Stati Uniti, generando ripercussioni molto peggiori: l’uragano Gilbert, uno dei più potenti uragani formatisi in Atlantico, si era abbattuto sulla penisola dello Yucatan il 14 settembre 1988, esattamente 23 anni fa, prima di risalire attenuato verso gli USA. Era rimasto come uragano di categoria 5 per ben 18 ore, determinando oltre 10 miliardi di dollari di danni e provocando la bellezza di 341 morti.