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EPSILON, l’uragano invernale

di Michelangelo Nitti
03 Dic 2005 - 21:19
in Senza categoria
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epsilon,-l’uragano-invernale
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Analisi della circolazione nord emisferica a 500 hPa. Dati di base NCEP/GFS, elaborazione MeteoGiornale.
La tempesta tropicale Epsilon, sviluppatasi in pieno Oceano Atlantico, intorno al 30° parallelo, ha raggiunto ieri l’intensità di uragano (categoria 1 della scala Saffir/Simpson). La tempesta, nata da un “cut-off” ciclonico isolatosi sulle acque calde dell’Atlantico tropicale, non accenna ad indebolirsi, sfidando così il “generale inverno”, entrato ormai da tre giorni nel nostro emisfero.
L’Atlantico boreale, anormalmente caldo, soprattutto nella fascia tropicale, continua a partorire tempeste tropicali fuori stagione e ad alimentare, con aria calda ed umida, i sistemi frontali che lo attraversano puntando poi verso l’Europa. La notevole intensità delle perturbazioni che stanno investendo da diversi giorni il nostro Paese, insieme con altre nazioni europee, è da mettere in relazione con il surplus di energia rilasciata dall’oceano che bagna l’Europa.

Anche la circolazione atmosferica su scala emisferica si mantiene particolarmente sfavorevole per il Vecchio Continente.
Nel mese passato, vistosi “forcing” di matrice tropicale hanno alimentato un anticiclone bloccante sempre più intenso in sede atlantica determinando lo sviluppo, più a valle, di colate artico-marittime sul settore centro-occidentale europeo, responsabili di ripetute ciclogenesi sul Mediterraneo centrale.
Col passare dei giorni il potenziamento del vortice polare stratosferico ha gradualmente messo in crisi questa modalità di circolazione. Inoltre, il successivo, graduale, incremento della propagazione verticale dell'”E-P flux” ha portato allo sviluppo di un anticiclone stratosferico nel Pacifico settentrionale. Di conseguenza, il VP stratosferico è stato costretto a migrare, prima verso le coste artiche della Siberia, poi, con moto retrogrado, nel settore europeo dell’Artico.
Nella troposfera, il conflitto tra questi “forcing” stratosferici e quelli d’origine tropicale si è tradotto in un notevole rafforzamento del flusso zonale nel comparto euro-atlantico, con progressiva demolizione, ancora in atto, dell’onda bloccante a curvatura anticiclonica in sede nord-atlantica.

Temperature superficiali oceaniche anormalmente elevate insistono dal Golfo del Bengala al Pacifico tropicale centro-occidentale. Particolarmente calde sono le acque che bagnano l’Indonesia per la persistenza di una debole fase di “Nina”. L’elevata convezione prodotta da queste anomalie immette vistosi “forcing” di matrice tropicale nella circolazione atmosferica del Pacifico boreale, con sviluppo di robusti e persistenti HP sub-tropicali nel settore centro-occidentale di quell’oceano.
Il conflitto tra questi anticicloni e l’aria molto fredda che dalla Siberia si getta nel Pacifico nord-occidentale, genera imponenti “westerlies” perturbati che spazzano le medie latitudini del Pacifico centro-occidentale, ostacolando lo sviluppo di onde anticicloniche bloccanti.
Alle medie e alte latitudini l’Oceano Pacifico presenta anomalie termiche sfavorevoli allo sviluppo di robusti e persistenti “forcing” orografici a ridosso delle Rocky Mountain. Inoltre, durante l’inverno climatico, queste forzature di natura orografica entrano in parziale conflitto con quelle di natura termica, quest’ultime assecondate dal freddo continente nord americano.
Inoltre, la circolazione stratosferica incoraggia lo sviluppo di estese anomalie positive nella media e alta troposfera in sede artica e nell’estremità settentrionale del Pacifico, con isolamento di “cut-off” anticiclonici alle alte latitudini. Viene così consolidata la tendenza alla dislocazione di intense correnti a getto del fronte polare alle medie latitudini, con scarsa persistenza di ondulazioni semistazionarie o stazionarie sullo scenario pacifico-americano.

Negli ultimi giorni queste dinamiche stratosferiche e troposferiche hanno così condotto all’attenuazione delle ondulazioni meridiane in seno alla circolazione troposferica. Parallelamente si è manifestata una riduzione dell'”E-P flux” troposferico e stratosferico.
Nei prossimi giorni persisterà un anticiclone stratosferico nel Nord Pacifico, con massimo in prossimità dell’arcipelago delle Aleutine. La conseguente, ulteriore, migrazione retrograda del minimo di geopotenziale verso il Canada settentrionale porterà ad un’attenuazione delle velocità zonali nel comparto europeo nel medio termine, in estensione all’Atlantico nel lungo termine.
Probabilmente, l’indebolimento del flusso zonale euro-atlantico sarà favorito, nel lungo termine, dalla ripresa dei disturbi nell’alta stratosfera, in successiva propagazione ai piani inferiori stratosferici.
Inoltre, dopo il 9-11 dicembre, intensi impulsi caldi provenienti dall’Asia e in migrazione verso nord-est, dovrebbero promuovere l’indebolimento del VP, con successivo, probabile, “split” dello stesso.
Questi “forcing” stratosferici promuoveranno lo sviluppo di blocchi anticiclonici in sede atlantica, presumibilmente intorno alla metà del mese corrente, con successive colate artiche dirette, presumibilmente, verso il settore centrale dell’Europa e del Mediterraneo.

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