L’uragano Emily, con venti a quasi 200 chilometri orari ma con raffiche vicine ai 250 e intensissima pioggia, ha fatto la sua irruzione alle 8.00 locali (le 15.00 in Italia) del 20 luglio nello stato messicano di Tamaulipas, nel nord del Paese, provocando danni alle case, facendo crollare alberi, tralicci dell’energia elettrica e cartelloni pubblicitari.
Il governatore di Tamaulipas, Eugenio Hernandez, ha rivolto un appello agli abitanti e ai turisti a non uscire da case ed alberghi, mentre Fidel Herrera, governatore del vicino stato di Veracruz ha reso noto che piogge e venti sono già arrivati, che si mantiene lo stato d’allerta ‘giallo’ e che 18mila persone sono già state evacuate.
L’uragano, che era al momento del “landfall” al grado 2 della scala Saffir-Simpson, dopo aver sfiorato Haiti e la Giamaica (dove le inondazioni hanno provocato danni ed una decina di morti), aveva fatto irruzione all’alba di lunedì con quasi forza quattro nella penisola di Yucatan, dove ha provocato sostanziali danni in varie località balneari situate a sud di Cancun, fatto precipitare un elicottero che stava evacuando una piattaforma petrolifera, causando la morte dei due piloti, mentre un tedesco residente a Playa Carmen è deceduto per una scarica elettrica che lo ha colpito quando stava rafforzando il tetto della sua casa
Circa 16 mila lavoratori evacuati nei giorni scorsi sono nel frattempo tornati sulle piattaforme petrolifere del golfo del Messico dove è ripresa l’estrazione.
Come detto Emily era un uragano di categoria 2 alle 15 GMT di mercoledì 20 luglio, centrato a 25,0°N 98,1°W. Una volta toccata terra era previsto un suo spostamento verso ovest, con rapido declassamento a tempesta tropicale. Per le 0 GMT di giovedì 21 luglio esso era previsto centrato a 25,1°N 99,4°W, con venti sostenuti non superiori a 40 nodi, mentre 12 ore dopo Emily, secondo le previsioni, doveva ulteriormente scendere di categoria, diventando depressione tropicale, dirigendosi verso la regione intorno a Torreon.