Si iniziò a parlare di freddo a metà dicembre e fu per merito del modello americano GFS che, primo fra tutti, riuscì ad inquadrare il cambio di rotta post-natalizio. Pian piano gli si accodarono i vari centri di calcolo mondiali ed ora assistiamo a proiezioni d’insieme votate addirittura al gelo. Gelo di fine anno, che andrebbe a sostenere quell’ipotesi abbozzata lunedì nell’articolo a lungo termine, ovvero il piegamento verso nordest dell’Alta Azzorriana con conseguente discesa d’aria gelida continentale.
Nel caso in oggetto abbiamo optato per un’analisi, rapida, dell’ultima emissione disponibile dell’autorevolissimo modello europeo ECMWF (considerato da tanti uno dei più affidabili nel tracciare scenari evolutivi a media gittata). Basterebbe semplicemente osservare l’immagine per rendersi conto della realizzazione dell’impianto barico succitato: blocco atlantico in propagazione sulla Scandinavia e flusso gelido continentale diretto sull’Italia.
L’aria gelida potrebbe affluire maggiormente al Centro Nord, con punte di -12°C (addirittura si scorge isoterme di -16°C/-18°C sull’estremo Nordest) alla quota isobarica di 850 hPa (circa 1500 metri d’altitudine). L’isoterma 0°C abbraccerebbe l’intera Penisola e arriverebbe persino sul nord Africa. Preme sottolineare l’importanza delle prossime emissioni, perché eventuali cambiamenti nel posizionamento del blocco anticiclonico atlantico andrebbero ad incidere pesantemente sulla distribuzione e sull’entità del freddo (o del gelo). Ma su questo punto vi terremo aggiornati anche nel corso delle festività natalizie.