Come sempre, quando si cerca di prevedere il tempo a lunghissimo termine, abbiamo bisogno di attingere ai modelli stagionali e, se l’intervallo non superiore a 15 giorni, le formazioni fornite dagli Americani (correttamente interpretate) sono ritenute tra le più affidabili. Uno dei modelli di previsione stagionale più apprezzati dai meteorologi o da semplici appassionati della materia è il CFS del NOAA. Nella mappa sono indicate le anomalie precipitative mensili, espresse in mm/giorno.
Avvalendoci della scala colorimetrica e numerica, visibile nel lato inferiore dell’immagine, siamo in grado di stabilire un deficit precipitativo in varie zone dell’Italia. In particolare al Nord e lungo la dorsale appenninica centro meridionale. Ovviamente dobbiamo considerare che la risoluzione del Modello (non potrebbe essere altrimenti visto che è su larga scala) non consente la corretta interpretazione dell’orografia.
Precipitazioni inferiori alla norma dovrebbero interessare anche i Balcani e i Paesi che si affacciano sul Mar Nero, mentre le piogge potrebbero risultare superiori alle medie nei Paesi dell’Europa centro occidentale, in Scandinavia e in Russia. E’ facile ipotizzare, quindi, il prosieguo di quel trend barico osservato tra la fine di Maggio e la prima settimana di Giugno. Si potrebbero consolidare figure cicloniche di una certa importanza tra il Regno Unito e la Penisola Scandinava, che alle nostre latitudini continuerebbero ad alternare forti ondate di caldo a fasi fresche e instabili di natura Atlantica.
Ipotesi che vengono suffragate dal Modello Americano NCEP, dal quale si evince che nei prossimi 15 giorni verranno registrate anomalie negative (all’altezza di riferimento dei 500 hPa) in un’area compresa tra le Isole Britanniche e la Francia settentrionale. Si osservi, ad esempio, la previsione per il prossimo 17 giugno. Le anomalie indicano che un’area di bassa pressione persisterà in quell’area, condizionando il tempo su gran parte del Continente.