Al momento si parla ancora di El Nino e dei devastanti effetti climatici che sta avendo in svariate aree del nostro Pianeta. Ma gli esperti del settore si stanno già proiettando oltre perché pare che nel prossimo autunno avremo a che fare col fenomeno opposto: La Nina. Si tratta, per chi non lo sapesse, di un raffreddamento delle acque superficiali del Pacifico equatoriale che si portano su valori inferiori alle medie del periodo per X tempo.
L’influenza sul clima planetario può essere altrettanto devastante, agendo ad esempio su Cicloni e Uragani, sulle correnti oceaniche e sulle variazioni climatiche a larga scala. Le inondazioni che colpirono Cina e Bangladesh durante l’ultimo episodio (oltre 4 anni fa) sono risultate le più violente nella storia del Pianeta.
Secondo le agenzie governative statunitensi coinvolte nella previsione (NOAA), “i modelli mostrerebbero già ottime condizioni per lo sviluppo del fenomeno, che arriva imprevedibilmente all’interno di un ciclone che va da 2 a 7 anni. Il fenomeno dovrebbe verificarsi nell’emisfero settentrionale durante la stagione autunnale”, si legge in una nota del NOAA.
Nei mesi da settembre 2011 a marzo 2012, La Nina causò danni agricoli irreparabili (mais e soia) in Argentina e in Brasile, mentre in Texas causò la peggiore siccità in 100 anni. Secondo gli esperti nel periodo che va dal 2000 al 2099 avremo almeno otto di questo tipo di fenomeni. Per il 70% El Nino, il restante 30% La Nina. “L’aumento della frequenza di questi fenomeni è dovuta al riscaldamento globale”, spiega il coautore dello studio il professor Matthew Collins “e potrebbe avere effetti climatici imprevedibili”.