L’oscillazione intrastagionale tropicale MJO (Madden Julian Oscillation) continua ad essere debole, con qualche temporanea intensificazione associata ad elevata attività convettiva sul Pacifico boreale orientale, responsabile della nascita di diverse tempeste tropicali.
Le dinamiche tropicali, poco modulate dalla MJO, risentono di altri fattori, in modo particolare delle anomalie termiche superficiali degli oceani.
Nell’emisfero boreale è in atto una marcata attività tropicale dal Golfo del Bengala al Pacifico occidentale e dal Pacifico orientale al centro America. Nel medio-lungo termine, elevata attività temporalesca dovrebbe manifestarsi anche nel Pacifico occidentale (con sviluppo di tifoni) e sull’Indonesia.
Di conseguenza, intensi “forcing” di matrice tropicale incoraggeranno sempre di più la crescita di onde a curvatura anticiclonica nella media e alta troposfera sul Pacifico centro-occidentale e sul Nord America occidentale, anche grazie alle forzature termiche prodotte alle medie e alte latitudini dal ragguardevole riscaldamento del Pacifico boreale centro-occidentale e dal “forcing” orografico indotto dalle Rocky Mountain.
Durante il mese passato, in modo particolare negli ultimi giorni, la circolazione atmosferica artica è stata dominata da un VP particolarmente attivo, solo di rado appena scalfito da potenti onde anticicloniche dinamiche in azione soprattutto sul Nord Atlantico, nel Pacifico centro-occidentale e, recentemente, sull’Asia occidentale. Quest’ultima è in fase di ulteriore irrobustimento venendo ben alimentata dai potenti “forcing” di matrice tropicale in atto sul Medio Oriente. Ciononostante, il vortice polare sembra non risentirne minimamente.
Anche le onde anticicloniche atlantiche suaccennate hanno risentito del contributo dei “forcing” termici indotti da estese ed intense anomalie termiche di segno positivo presenti su gran parte dell’Atlantico boreale, in modo particolare tra Canada e centro-nord Europa. Notevole è stato anche il contributo delle forzature di origine tropicale, ora in azione più ad est, alla conquista del vecchio continente. La conquista dell’Europa parte dal Mediterraneo occidentale e dalla Penisola Iberica dove è in fase di sviluppo un HP subtropicale, favorito dalle recenti evoluzioni dell’ITCZ.
La fascia di convergenza intertropicale (ITCZ), posizionata per diversi mesi consecutivi a latitudini normali o inferiori alla norma, nell’Africa occidentale, si è rapidamente portata a latitudini anormalmente alte. Anche sull’Africa orientale l’ITCZ è ora collocata a latitudini maggiori rispetto a quelle medie stagionali.
L’innalzamento dell’ITCZ favorirà l’irrobustimento dell’alta subtropicale che si andrà estendendo a gran parte del Sud Europa e del Mediterraneo. Gradualmente il “forcing” tropicale incoraggerà la crescita di un grande promontorio anticiclonico in quota che si andrà allungando verso l’Europa nord-orientale, anche con sviluppo di un effimero “cut-off” anticiclonico (“Scandinavian Pattern” positivo o SCAND+).
Riepilogando, dovrebbe presentarsi nel breve-medio termine, una circolazione boreale in quota a quattro grandi onde planetarie risonanti, tipiche delle stagioni intermedie.
Un promontorio anticiclonico insisterà prevalentemente tra le Montagne Rocciose e le coste pacifiche nord-americane. La seconda ingloberà gran parte del nostro continente. Una terza onda dinamica a curvatura anticiclonica insisterà sull’Asia occidentale. Il quarto promontorio anticiclonico andrà a posizionarsi sul Pacifico occidentale.
Nel lungo termine si passerà, probabilmente, ad un minore sviluppo meridiano delle ondulazioni anticicloniche, con intensificazione delle “westerlies” su gran parte del nostro emisfero. Ciò potrebbe determinare una graduale erosione, soprattutto alle medie e alte latitudini, dell’anticiclone dinamico europeo.
In ogni modo, le previsioni a lungo termine e, ancora di più, quelle stagionali, sono condizionate negativamente dalle incertezze sull’evoluzione della circolazione oceanica tropicale pacifica.
La superficie oceanica equatoriale ad ovest del Sud America continua lentamente a riscaldarsi, mentre una vasta isola di anomalie termiche negative ingloba l’arcipelago indonesiano. La ricomparsa del niño nei prossimi mesi diventa così sempre più probabile, ma, al momento, i futuri sviluppi della ENSO (el niño/southern oscillation) restano alquanto imprevedibili. Considerando l’impatto che un’eventuale esplosione del niño avrebbe soprattutto sulla circolazione tropicale e (anche se in misura minore) alle medie latitudini, non si possono che considerare poco affidabili le già troppo aleatorie emissioni dei modelli di previsione stagionale.