Prima il Portogallo, poi la Spagna, a seguire l’Italia, i Balcani e la Francia. Il bacino del Mediterraneo va letteralmente a “fuoco”. Sia in termini meteo climatici – se ne discute da tempo – sia in termini di incendi.
Già, gli incendi. Li possiamo annoverare tra le peggiori catastrofi naturali, al pari delle alluvioni. Un elemento devastante, per il territorio e per le persone. Dove passa il fuoco, forse non tutti lo sanno, il terreno diventa instabile e più soggetto all’azione erosiva degli elementi naturali.
Lasciamo stare i risvolti positivi (l’uomo, da sempre, lo utilizza anche in agricoltura), concentriamoci su quelli negativi. Ettari ed ettari di vegetazione (macchia mediterranea o boschi, poco cambia) letteralmente spazzati via. Anni e anni di sforzi vegetativi cestinati in poche ore. Perché se è vero che il fuoco è rapido, è altrettanto vero che i processi vegetativi richiedono decenni per potersi completare.
Di chi la colpa? Dell’uomo. Punto e basta. L’autocombustione, non prendiamoci in giro, nei nostri climi non esiste. E’ la mano criminale dell’uomo a scatenare le fiamme. Le condizioni climatiche possono incidere negativamente, questo è vero, ma se non ci fosse l’uomo anche nella peggiore delle estati (carenza di piogge, caldo estenuante, secchezza perdurante) non avremmo a che fare con gli incendi.
Vi siete mai chiesti perché il fuoco appare improvvisamente nelle giornate ventose? Semplice. Perché in tal modo si ha la più rapida propagazione e si rendono complicatissime le operazioni di spegnimento degli addetti ai lavori. Non solo. Capita sovente che l’innesco avvenga di sera, peggio ancora di notte, ovvero quando i mezzi aerei non possono intervenire. Insomma, se una causa c’è va ricercata nell’uomo. Non certo nelle pur pessime condizioni climatiche a contorno…